LETTERE
Ultimamente ci siamo lasciati prendere in giro, sia dalle incredibili dichiarazioni del presidente della Slovenia Turk, il quale si è permesso di accusare l’Italia di non aver fatto ancora il necessario «mea culpa» nel riconoscere le nefandezze del fascismo, sia di quelle del presidente croato Mesic che, con la presunta disponibilità a una riconciliazione, in realtà ha chiuso la porta al riconoscimento e alla revisione dei gravi e numerosi problemi che l’Italia e gli esuli hanno in sospeso con la Croazia.
Purtroppo bisogna anche dire che il nuovo ministro degli Esteri Franco Frattini si è dimostrato e si sta dimostrando ancora più debole dei suoi predecessori. Si è sottomesso alle accuse del tutto infondate di Turk, andando «a Canossa» e ripetendo, per dargli soddisfazione, la famosa dichiarazione che «il fascismo è stato il male assoluto».
Ora è stato annunciato che il presidente della Camera Gianfranco Fini verrà a Trieste il 21 febbraio a inaugurare la statua della martire per l’italianità Norma Cossetto. Sappia che questo non gli basterà per rifarsi una verginità, perché tanti triestini (e italiani) non gli hanno perdonato il tradimento delle sue origini e di tutti i suoi ideali. Personalmente, com’è noto, da giovane ho aderito alla Rsi. Ebbene, ho giurato che non perdonerò mai Gianfranco Fini per avere affermato, durante la sua famosa visita in Israele, «il fascismo è stato il male assoluto e la Rsi è stata una vergogna».
Ma Gianfranco Fini è andato anche oltre. Pur nella sua veste di presidente della Camera, che dovrebbe essere imparziale e al di sopra delle parti, ha dichiarato di recente che «tutti i morti sono degni di rispetto, ma bisogna distinguere tra chi è morto per la libertà e chi per il fascismo». Questa frase è stata citata e assunta come esemplare per la tesi da loro sostenuta, dai contestatari dell’intitolazione dei quattro scalini (non della «via») a Mario Granbassi.
Allora, in questo Paese qualcuno dovrà pur avere il coraggio di affermare che il fascismo è stato un regime condiviso al cento per cento da tutti gli italiani, dal 1919, quando è sorto traendo il Paese dal caos, al 1938, quando sono cominciati purtroppo gli errori, le infauste legge razziali, l’entrata in guerra e l’errore fondamentale di averla persa. Ma in questi vent’anni è stato un regime, pur con i suoi pregi e i suoi difetti, apprezzato dagli italiani e rispettato all’estero, che ha compiuto opere formidabili – basti pensare all’impresa delle paludi pontine e alla creazione di tutte le cittadine sorte dal nulla al loro posto – opere sulle quali l’Italia vive e vegeta ancora oggi.
Come ultimo atto, nella recente visita a Zagabria, il ministro Frattini ha avuto cura di precisare che «le rivendicazioni degli esuli e dei beni abbandonati non rappresentano una pregiudiziale all’ingresso della Croazia nell’Unione europea», per il quale il consenso e l’aiuto dell’Italia rimangano pieni e assoluti.
Dobbiamo ammettere che il governo Berlusconi ci sta deludendo gravemente, come del resto aveva già fatto in passato, sia sotto questi aspetti, sia soprattutto nei confronti dei diritti e degli interessi degli esuli e di queste terre del confine orientale.
Gianfranco Gambassini, presidente onorario della Lista per Trieste