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Gelli e Trieste: interessi occulti oltre confine (Il Piccolo 10 mar)

TRIESTE Il 5 e il 6 aprile del 1995 Licio Gelli era a Trieste e ha dormito in una stanza dell'albergo Savoia. Assieme a lui avrebbero soggiornato nell'hotel sulle Rive cinque o sei toscani, emiliani e lombardi. Al suo tavolo però sono stati visti anche commensali triestini. La visita si sarebbe ripetuta a settembre e in quell'occasione vi sarebbero stati anche dei big dell'alta finanza croata. Al centro dei colloqui il costituito centro off-shore triestino, poi cassato.

Negli anni immediatamente successivi, Gelli era stato più volte in Montenegro dove si apprestava a realizzare un sogno: la creazione di un'isola off-shore davanti alle Bocche di Cattaro. Nel progetto vi erano la realizzazione di un megacomplesso turistico alberghiero con annesso casinò e varie attività ludico-affaristiche prive di controlli. Di certo l'ex Venerabile della P2 a Trieste conta alcuni amici nel mondo delle finanza, delle professioni e anche di una certa "manovalanza". Attraverso Trieste è passata la fuga anche di un altro tragicamente celebre personaggio italiano degli ultimi decenni: Roberto Calvi. Ad accompagnarlo verso Londra, dove venne ucciso, fu il triestino Silvano Vittor.

Ma uno dei mandanti dell'omicidio di Calvi sarebbe stato lo stesso Gelli e quella che sembrava una fuga era in realtà un agguato. Anche in occasione della sua ultima fuga, il 22 aprile '98 in coincidenza con la sentenza della Cassazione che aveva reso definitiva la sua condanna a otto anni e mezzo di carcere per la bancarotta dell'Ambrosiano, Gelli sarebbe giunto fino a Belgrado dove si era fatto curare nell'ospedale universitario sulla collina di Dedinje, passando per Trieste. Venne poi segnalato a Tuzla, in Bosnia, assieme a un industriale triestino del ramo farmaceutico. Pare che assieme al suo amico triestino stesse verificando la possibilità di insediare a Tuzla una ditta simile a quella già esistente nella nostra Zona industriale. Alla fine però era stato rintracciato a Nizza ed estradato in Italia. A riportarlo in patria, l'attuale questore di Trieste, Giuseppe Padulano. Ma già nel 1943 Licio Gelli, giovane ufficiale, sarebbe passato per Trieste. In un falso treno della Croce rossa avrebbe trasportato il tesoro dell'allora re jugoslavo Pietro II.

s.m.

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