Avrà luogo al Palazzo Ducale di Genova il prossimo 30 marzo “Miniature istriane”, un appuntamento incentrato sulla travagliata e complessa realtà della regione a metà Novecento, organizzato nell’ambito della manifestazione “La storia in piazza”. “Nascere in Istria. Che cos’è, dov’è l’Istria? Fino a poco tempo fa bastava uscire dai confini di Trieste perché nessuno lo sapesse, o quasi. Al più, l’Istria, piuttosto che a una dimensione fisica, geografica e storica, a una terra, come tutte le terre del mondo, fatta di case e di cose, di uomini e donne, di contadini e marinai, di campanili (a punta) e cimiteri, Storia e storie, di poesie e leggende, di miti e riti, di tradizioni e magari anche superstizioni, di odori e sapori, era stata ridotta alla miseria di un’unica dimensione: quella politica. Era un po’ come se tutti si fossero trovati sdraiati sul lettino di uno psicoanalista: ‘Se dico Istria, lei a che cosa pensa?’ e il paziente, se era di sinistra, era subito pronto a rispondere ‘fascismo, fascisti’, se invece era di destra ‘persecuzioni e stragi comuniste, foibe, esodo forzato di italiani innocenti’. Nient’altro: a quel triangolo di terra con i pini che, incuranti della Storia, si chinano oggi come si chinavano ieri ad accarezzare un Adriatico che in nessun altro posto è così verde e trasparente nella cornice delle sue rocce lisce e bianchissime, per cinquant’anni non si è voluta riconoscere nessun’altra possibile identità”, scrive Anna Maria Mori (“Nata in istria”, Rizzoli, Milano, 2006).
Ora, su questa identità parleranno e rifletteranno a Genova, città diventata patria, dopo il Secondo conflitto moniale, di tantissimi istriano-fiumano-dalmati, Adriano Sansa, politico, magistrato e scrittore italiano, e Roberto Stanich, appassionato studioso di storia, tradizioni e cultura giuliano-dalmate, autore di racconti. Entrambi polesani, parleranno dell’esodo e dell’Istria di ieri e di oggi, della sua identità di terra di confine, degli esuli e dei rimasti, forzatamente divisi, ma pur sempre congiunti dalle radici comuni. In quest’occasione il duo composto dal noto compositore italiano di origine dignanese, pianista ed ex docente di composizione presso il Conservatorio di Torino, Luigi Donorà, e da Nevia Gregorovich, pianista e docente presso il Conservatorio di Milano, suonerà dei brani tratti dalle “Miniature Istriane” e dalle “Pittografie Musicali” di Donorà. I relatori e i musicisti saranno introdotti rispettivamente da Silvia Pesaro e da Iacopo Gibeli.
La rassegna “Storia in piazza” mette a fuoco percorsi e vicende del passato a partire dai grandi interrogativi del presente. La manifestazione si riferisce alle piazze popolose come teatro della storia, ma più ancora all’idea di portare la storia al grande pubblico e, se si vuole, il grande pubblico alla storia: è una rassegna su grandi temi storici non riservata agli specialisti, e lo fa, come sempre, mobilitando esperti di storia, antropologia, sociologia, scienze biologiche e giuridiche di tutto il mondo. Ma anche fotografi, giornalisti, uomini di spettacolo capaci di comunicare con linguaggi diversi il senso e le emozioni di un passato indissolubilmente legato al nostro presente. La rassegna è un’iniziativa della Fondazione Palazzo Ducale con la collaborazione del Comune di Genova, del Centro Culturale Primo Levi, dell’Università degli studi di Genova, dell’Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, della Fondazione Ansaldo, e di numerosi sponsor pubblici e privati. La cura è affidata a Donald Sassoon, professore di storia europea comparata al Queen Mary College di Londra, grande conoscitore dell’Italia e della sua storia, con la collaborazione di Luca Borzani, presidente della Fondazione palazzo Ducale, e di Antonio Gibelli, già ordinario di storia contemporanea all’Università degli studi di Genova.
Adriano Sansa, nato a Pola nel 1940, in seguito al passaggio della città alla Jugoslavia nel 1947 si trasferì con la famiglia a Genova come profugo, diventando in seguito magistrato e sindaco del capoluogo ligure. Ha cominciato a scrivere poesie nel 1967, e tra le sue opere figurano “La memoria e la speranza. Un’idea di giustizia per i nostri anni” (Marietti, 1990), “Onore di pianti. In memoria dei martiri di Sicilia” (Marietti, 1993), “Affetti e indignazione. Poesie scelte (1967-1995)” (All’Insegna del Pesce d’Oro, 1995), “Il dono dell’inquietudine” (Il Nuovo Melangolo, 2003), “La speranza del testimone” (Il Nuovo Melangolo, 2010).
Roberto Stanich nasce a Pola, nell’aprile 1941. Dopo l’annessione dell’Istria alla Jugoslavia, la famiglia si trasferisce in Italia nel 1956. Dal 1956 al 1959 ha soggiornato nei Campi Profughi di Tortona e di Monza. Quindi Roberto Stanich è stato ospite del Convitto Nazionale “Nazario Sauro” e ha frequentato l’Istituto Tecnico Industriale “Alessandro Volta” di Trieste. Conseguito il diploma nel 1960, si è trasferito a Milano. Ha ricoperto posizioni di responsabilità a livello dirigenziale in società multinazionali in Italia e all’estero. Cultore e studioso di storia, tradizioni e cultura giuliano-dalmate, collabora attivamente con varie associazioni e riviste, con scritti e partecipando a dibatti e conferenze su questi temi. Ha pubblicato due libri di racconti in dialetto istro-veneto: “L’Imprinting dell’Istria” (Lampi di Stampa, 2009), “La vita xe ancora bela” (Lampi di stampa, 2010) e “Mr. Merlo De Graia” (Lampi di stampa, 2012).
(fonte “La Voce del Popolo” 22 marzo 2012)