Gianna Gissi, costumista polesana del grande cinema italiano con l’Istria nel cuore

«Ho lavorato con registi come Monicelli e Amelio, con attori come Sordi e Troisi, ma purtroppo l’interesse per la nostra storia è arrivato quando ormai avevo smesso di lavorare: mi sarebbe piaciuto esserci in un film che parlasse di noi esuli» ha tra l’altro raccontato al folto pubblico della Casa del Ricordo Gianna Gissi, polesana che ha abbandonato da bambina la città dell’arena ed ha alle spalle una carriera di tutto rispetto nel cinema italiano come costumista.

Sul terrazzo della Casa del Ricordo, infatti, il Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha organizzato la presentazione del libro di Alessandro Cuk (vicepresidente nazionale dell’ANVGD e critico cinematografico) Gianna Gissi. Un’istriana al cinema e la protagonista della pubblicazione era presente assieme al marito Lorenzo Baraldi (scenografo che in alcune occasioni ha lavorato insieme a lei). Introducendo la serata Donatella Schürzel, Presidente dell’ANVGD Roma, ha riferito che tra le varie attestazioni di apprezzamento per l’evento che stava per iniziare, particolarmente significativa è stata la comunicazione con cui il vicesindaco di Pola in quota alla comunità nazionale italiana Bruno Cergnul ha auspicato che tale presentazione possa venire replicata nel capoluogo istriano, al fine di far conoscere ai polesani una così importante concittadina.

«Gianna Gissi è uno dei tanti esempi di esuli che hanno avuto successo nell’ambito dello spettacolo – ha proseguito la professoressa Schürzel – e proviene da una famiglia in cui il padre lavorava agli uffici centrali dell’Opera Assistenza Profughi ed uno zio era un apprezzato dirigente dell’ANVGD. Gli esuli sono il suo mondo di origine, lei ne è orgogliosamente consapevole e lo ha onorato»

In rappresentanza di questo suo microcosmo adriatico di origine erano tra l’altro presenti nel pubblico Roberto Sancin (Associazione Giuliani nel Mondo e past president dell’Associazione dei Triestini e Goriziani a Roma), Diego Zandel (scrittore e dirigente dell’Associazione Fiumani Italiani nel Mondo – Libero Comune di Fiume in Esilio), Francesca Carpenetti (Delegato ANVGD di Grosseto), il pittore Franco Ziliotto e la scenografa Laura Giadresco.

Marino Micich, segretario generale della Società di Studi Fiumani, la sigla che insieme all’ANVGD Roma ha ricevuto da Roma Capitale la gestione della Casa del Ricordo, ha ribadito l’importanza dei professionisti, dei ricercatori e dei dirigenti dell’associazionismo della diaspora adriatica che hanno raccolto il testimone dei parenti che vissero l’esodo, contribuendo così a non far estinguere ricordi e testimonianze.

L’autore del libro ha quindi fatto notare che dopo un interessamento iniziale con La città dolente di Mario Bonnard e Cuori senza frontiere di Luigi Zampa, il cinema ha abbandonato il confine orientale italiano e solamente negli anni Duemila lo ha riscoperto: «Dopo il successo di Rosso Istria, che parlava della tragica fine di Norma Cossetto, quest’anno abbiamo visto la fiction La rosa dell’Istria ispirata all’Esodo e al Festival del Cinema di Venezia verrà proiettato il documentario Vola colomba dedicato ai 70 anni del ritorno dell’Italia a Trieste»

Venendo al libro da lui curato, Cuk ha spiegato che si articola in tre parti: «Dapprima Gianna racconta la sua vita in un’intervista alla cui realizzazione ha contribuito anche Lorenzo Baraldi e qui affiorano le sue radici polesane, poi abbiamo affrontato l’esodo e l’integrazione, infine c’è un focus sui 20 film ai quali ha collaborato. Bozzetti e disegni realizzati da lei stessa impreziosiscono la narrazione»

«Cuk ha dato benissimo voce alla Gissi – ha specificato Donatella Papi, giornalista di lungo corso e già firma de Il Giornale di Montanelli – ed emerge dalle pagine del libro l’amore per l’Italia e per la propria identità che ha portato migliaia di istriani ad abbandonare la propria terra. Di fronte a così nobili sentimenti, la Gissi ricorda con sconforto che quando si dichiarava polesana, più di una volta ha dovuto specificare che proveniva all’Istria e non dal Polesine…». Emerge anche la Gissi madre, che rinuncia ad una prestigiosa collaborazione a Parigi con Gerard Depardieu e François Truffaut per non separarsi dai figli e non costringerli a spostarsi a Parigi.

Ha quindi raccontato aneddoti e ricordi della sua carriera proprio Gianna Gissi, con naturalezza e molta umiltà: «Alberto Sordi era un professionista, una persona molto corretta che poi è stato un grande regista, ma finché era attore ha rispettato il suo ruolo e mai interferito con i suoi registi. Con Philippe Noiret ho lavorato in Amici miei e in Il postino, in cui alla fine delle riprese aiutavo a vestirsi il povero Troisi, ormai consumato dalla malattia. L’attore che era veramente ossessionato dal cinema e dalla perfezione era Gian Maria Volontè».

Parlando del suo ruolo di costumista, dai più trascurato: «È un lavoro eterogeneo, in cui ho dovuto essere artista e contabile, confidente degli attori e ricercatrice scrupolosa nella definizione dei costumi d’epoca. Costumista, regista e attore principale si confrontano per 3-4 giorni al fine di costruire un personaggio, ma in precedenza dovevo cercare libri e riviste per inquadrare l’epoca in cui è ambientato il film e recuperarne l’abbigliamento»

Gianna Gissi, una protagonista del cinema italiano, un’istriana fiera delle sue origini, un’esule che ha dato lustro alla sua comunità, una persona semplice e disponibile che ha fornito una prospettiva singolare sulla storia del cinema italiano.

Lorenzo Salimbeni 

Fotografie: Chiara Pantano

 

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