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Giorgi: dall’Uzbekistan a Venezia

Nella seconda metà di dicembre in Uzbekistan si terranno le elezioni presidenziali della giovane repubblica ex-sovietica.

L'Avv. Vittorio Giorgi di Caserta, attento conoscitore delle vicende dell'Adriatico orientale, sarà Osservatore Internazionale per conto dell'Italia a garanzia del corretto svolgimento delle operazioni elettorali.

Giorgi ha voluto nell'occasione scrivere e concederci questo articolo che ricostruisce i legami tra l'Uzbekistan e l'Adriatico orientale.

 

DALL'UZBEKISTAN A VENEZIA, ATTRAVERSO LA VIA DELLA SETA

Definito la “Perla dell’Asia centrale”, l’Uzbekistan vanta un antico legame con l’Italia e la gloriosa Repubblica di Venezia. Dal I secolo a.C. e fino al 1869, anno di apertura del Canale di Suez, i traffici delle merci (seta, vasellame, gioielli, spezie) tra l’Estremo Oriente e il Mediterraneo avvenivano prevalentemente via terra, sul dorso di cavalli, muli e cammelli, attraverso la celebre “Via della Seta”. Si tratta di un articolato fascio di percorsi carovanieri che partivano da Chang’an (l’odierna Xi’an) in Cina e dopo aver attraversato aspre montagne, steppe e deserti, le spettacolari città di Samarcanda, Bukhara, Khiva e Taskent, site nell’attuale Repubblica dell’Uzbekistan, le vaste regioni della Persia e dell’Iraq, terminavano a Damasco in Siria. Questo percorso, lungo diecimila chilometri, veniva coperto in circa otto mesi. Da qui le preziose merci orientali giungevano negli attraenti empori veneziani a bordo delle galere che solcavano il Mar Adriatico, sostando nei porti della Dalmazia e dell’Istria, oppure via terra, attraverso la Turchia e i Balcani. Ancor prima, al tempo della Roma imperiale, lungo tale “via” dall’Impero cinese i costosi e seducenti tessuti in seta giungevano alle donne romane, esaltandone il corpo e la vanità. Nel viaggio a senso inverso, le merci “europee” erano poi trasportate nei colorati mercati delle città asiatiche. L’internazionalizzazione del commercio non è un’invenzione recente! Il celebre viaggiatore veneziano Marco Polo, con il padre Niccolò e lo zio Matteo, percorse la Via della Seta incontrando le magiche architetture delle città uzbeke per raggiungere la lontana Cina, e qui trascorse circa venti anni come consigliere e ambasciatore personale di Kublai Khan, il sovrano mongolo, nipote di Gengis Khan. Era la seconda metà del XIII secolo, tempo della “pax mongolica”, il periodo di massima prosperità e sicurezza per i commerci tra i due continenti. Alla fine del 14mo secolo il condottiero Tamerlano, governante di Samarcanda, creò un grande Impero esteso dall’Egitto fino alla Cina, e dalla Russia fino all’India. Nella battaglia di Ankara del 1402 Tamerlano sconfisse il sultano turco Beyazit, rinviando così di 50 anni l’invasione ottomana dei Balcani. E’ noto che molti secoli prima la città di Samarcanda avesse conquistato l’ammirazione e il cuore di Alessandro Magno – giunto lì durante le sue campagne militari – che sposò Rossane, figlia di un principe locale. Nel corso della storia la “Via della Seta” costituì anche una via per la diffusione di lingue, civiltà, religioni e culture, contribuendo così allo sviluppo dei popoli. Oggi, forte dei suoi oltre duemila anni d’età, essa può quindi essere considerata come un ideale percorso per la moderna cooperazione tra i Popoli e le Culture dei due continenti. Acquisita l’indipendenza nel 1991 dopo lo sfaldamento dell’Unione Sovietica, l’Uzbekistan (= Terra degli Uzbeki) ha oggi raggiunto un avanzato livello sia nel campo dello sviluppo economico che in quello politico-democratico, stabilendo proficui rapporti con i Paesi dell’Unione Europea. Il 23 dicembre prossimo, i venticinque milioni di cittadini uzbeki voteranno per l’elezione diretta del presidente della repubblica. E’ un momento importante anche per l’Italia, che vede in questo Paese dell’area centroasiatica uno “spazio economico e culturale” ricco di interessanti opportunità.

Avv. Vittorio Giorgi, Caserta

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