Albina, Caterina e Fosca. Le sorelle Radecchi lavoravano in una fabbrica di Pola e nelle terribili giornate successive all’8 settembre 1943 furono sequestrate dai partigiani comunisti jugoslavi, i quali imperversavano nell’entroterra istriano approfittando del vuoto di potere che si era creato in seguito al collasso politico, militare e istituzionale dell’8 settembre appunto. I loro corpi sarebbero stati riesumati dalla foiba di Terli e dalle ricostruzioni risultava che avessero subito violenze e crudeltà prima di venire scaraventate nell’abisso, probabilmente ancora vive: Albina, inoltre, era incinta.
Giuseppina e Alice. Giorgio Abbà era un vigile urbano di Rovigno, quindi un rappresentante di quello Stato italiano che gli insorti “titini” volevano cancellare anche nei suoi simboli dall’Istria di cui avevano già dichiarato l’annessione alla Jugoslavia che sarebbe rinata dopo la Seconda guerra mondiale, sotto l’insegna della bandiera rossa comunista ma appagando le mire espansioniste dei nazionalisti sloveni e croati. Scomparve nel nulla anche lui in quel tragico autunno istriano e la moglie Giuseppina si mise a cercare sue notizie; assieme a lei c’era sempre la figlia Alice, tredicenne. Scomparvero nel nulla anche loro.
Ancora Rovigno, ma stavolta a guerra finita. Finita per il resto d’Italia e quasi finita in Europa, perché a Fiume e nella Venezia Giulia stava invece per cominciare la seconda ondata di stragi nelle foibe, ancora più cruenta e con le intenzioni annessionistiche ormai palesi. Le baronesse Enrichetta e Barbara de Hütterot assieme alla loro governante furono deportate il 30 aprile del 1945 dall’isola di Sant’Andrea e non si è saputo più nulla delle discendenti della nobile famiglia tedesca di industriali che ormai erano radicati a Rovigno.
Quindi non solo Norma Cossetto, che con la sua tragica morte è diventata il simbolo del martirio delle foibe: Marino Micich, Direttore dell’Archivio Museo Storico di Fiume, ha calcolato che sono state 453 le cittadine italiane soppresse da parte jugoslava partigiana nel periodo 1943-1946. Ricordiamo anche loro il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Lorenzo Salimbeni