Martedì 6 dicembre alle ore 18.00, in diretta sulla pagina Facebook ANVGD di Milano. Per far conoscere e tramandare la storia della Venezia Giulia, si terrà una nuova conferenza durante la quale incontreremo l’esule da Fiume
GIULIANO KOTEN
STRAORDINARIA PERSONA “CHE VISSE TRE VOLTE”
Partecipa ROSANNA TURCINOVICH, per alcuni decenni alla redazione della Voce del Popolo di Fiume, collaboratrice di importanti testate della Regione Friuli Venezia Giulia, dirige attualmente il bimestrale La Voce di Fiume, che rappresenta una delle migliori espressioni del mondo dell’esodo.
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GIULIANO KOTEN, classe 1941, nato a Fiume, lasciò la sua città natale nell’immediato dopoguerra, insieme alla famiglia, per finire nel 1950, come tanti altri esuli, nel campo profughi allestito presso l’ex caserma Perrone di Novara. Ci rimase per otto anni. Ma si sistemò e trovò lavoro. Qualche tempo dopo, per l’esattezza il 26 luglio del 1965, mentre per la ditta Falconi stava lavorando come ascensorista, subì un brutto infortunio che lo costrinse sulla sedia a rotelle.
“A poco più di un anno dall’incidente che mi ha impedito di camminare con le mie gambe – racconterà Giuliano Koten – sono tornato a pensare di avere un futuro grazie allo sport”.
Nel 1966 in Inghilterra, a Stoke Mandeville, nella struttura creata in origine da Ludwig Guttmann per la riabilitazione dei menomati negli eventi bellici, Koten partecipa alla prima gara. Nel 1968 arriva la prima convocazione alla Paralimpiade. Nel 1976 a Toronto vince tre bronzi di cui due a squadre e uno individuale, quinto posto nel pentathlon e nono nel lancio del disco. In Olanda nel 1980, ad Arnhem, cala il poker di paraolimpiadi e si piazza al 13.mo posto nel tiro con l’arco.
Il ricordo di Koten quindi corre ai giorni di Ostia: “Nelle fila della squadra eravamo 20 atleti in sedia a rotelle pronti a cimentarci in discipline come il nuoto, il tiro con l’arco, la scherma, il tennis, il ping pong, la pallacanestro”.
Per vent’anni gira il mondo per gareggiare ottenendo successi, a tutti i livelli. Fino a diventare un simbolo del mondo paraolimpico.
Conclusa l’attività agonistica, si fa apprezzare anche a livello dirigenziale come responsabile e capo delegazione alle Olimpiadi. Ma la sua carica non si esaurisce certo nella pratica sportiva. Il suo grande altruismo e la generosità lo spingono, da sempre, ad aiutare gli altri. Si impegna nel volontariato. Prima all’Associazione sportiva handicappati (ASH) di Novara di cui è stato un pilastro e dove ha cresciuto diversi campioni. Poi al “Timone”. Al centro di numerose attività sociali, Koten ha continuato in questi anni il suo impegno a favore dello sport e delle persone con disabilità.
Premi e riconoscimenti a tutti i livelli
L’impegno di Giuliano Koten ha ottenuto riconoscimenti a tutti i livelli. Dal CONI e dal Comitato Olimpico internazionale. È stato nominato Cavaliere di Gran Croce. Nel 1988 Novara gli conferì il “Sigillum” di novarese dell’anno insieme a Marcella Balconi e don Aldo Mercoli. È un riconoscimento del quale va particolarmente fiero. Impossibile poi tenere il conto aggiornato di tutte le medaglie che ha conquistato nelle competizioni cui ha partecipato nelle diverse discipline sportive.
Ora a raccontare in un bel libro la sua vita, anzi, come dice il titolo “le sue tre vite”, è il giornalista Renato Ambiel, che nel volume ripercorre la vicenda professionale e umana del grande atleta paralimpico in una narrazione e in un’intervista a firma di Carlo Casoli. Perché tre vite? La prima quella prima dell’esodo, la seconda quella dei primi anni vissuti a Novara prima dell’incidente sul lavoro e la terza dopo il tremendo infortunio.
Sarà possibile rivedere la videoconferenza sul canale YouTube ANVGD Comitato di Milano.
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