Gli allievi dell’Istituto Stringher al Trekking del Ricordo a cura dell’ANVGD Udine
Creare una mappa della memoria nel sito web della propria scuola. Scoprire e fotografare i luoghi dell’esodo giuliano dalmata a Udine. È il progetto didattico della professoressa Doris Cutrino, di Italiano e Storia, attivato nella classe 5^A Tecnico del Turismo dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Bonaldo Stringher”.
L’ingegnere Ciro Ciotola, Dirigente scolastico dell’Istituto Stringher, ha approvato il progetto col titolo “Itinerario storico in luoghi e spazi urbani di Udine alla ricerca della memoria delle terre della Frontiera Adriatica”. Così il 20 dicembre 2024 la scolaresca, accompagnata dalle professoresse Cutrino e Federica Battilana, di Religione, ha effettuato un Trekking del Ricordo con il professore Elio Varutti, cicerone volontario per l’occasione. Questo Cammino si avvicina a Gli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa, descritti da Roberta Alberotanza.
All’inizio della passeggiata culturale il professore Varutti, del Comitato Esecutivo dell’ANVGD di Udine, ha portato i saluti di Bruna Zuccolin, presidente del sodalizio, poi è iniziato l’incontro secondo le tappe indicate qui di seguito.
a) Lapide nella Loggia del Lionello, in piazza Libertà, con la Motivazione della Medaglia d’oro al Valor Militare concessa al Friuli e a Udine, 1943-1945. Tra i caduti vi sono i 17 partigiani delle Brigate Osoppo Friuli assassinati a Porzûs dai partigiani comunisti tra il 7 e il 18 febbraio 1945 (Castenetto 2023). Stessa fine toccò al giovane ufficiale triestino Vinicio Lago, in contatto con le Brigate Osoppo di Trieste, freddato dai filo-titini a Udine il 1° maggio 1945, a guerra finita (Legovini 2022).
b) I tre leoni marciani di piazza Libertà erano “consolazione per gli esuli”, come diceva Silvio Cattalini, esule da Zara e presidente ANVGD di Udine dal 1972 al 2017, perché ricordavano i leoni d’Istria, Quarnero e Dalmazia. Poi: Loggia del Lionello, su iniziale progetto di Bartolomeo Costa Sbardilini da Capodistria, detto delle Cisterne, proseguita dall’orafo Lionello. L’origine della loggia risale al 24 gennaio 1441, quando “in pleno consilio” venne proposta la costruzione di un nuovo palazzo comunale. Bartolomeo Costa Sbardilini, genero di Giovanni da Udine, progettò pure la ricostruzione del Duomo di Cividale del Friuli, che era stato distrutto dal terremoto del 1448, il battistero e il campanile del Duomo di Udine. Diresse i lavori di costruzione della Loggia del Lionello in Udine.
Un leone veneziano si trova sopra l’Arco Bollani, costruito nel 1556 su progetto di Andrea Palladio, sulla salita per il colle del Castello. Questo terzo leone della piazza ebbe un’esistenza travagliata, forse perché il più imponente. Esso ha però un collegamento diretto con i leoni di Dalmazia. Fu, infatti, nel 1933 sotto il podestà Gino di Caporiacco, che la giunta comunale udinese deliberò di ricollocare il leone, in risposta all’abbattimento dei leoni veneziani, avvenuto a Traù, in Dalmazia, da parte delle autorità del Regno di Jugoslavia. Così negli anni ’30 fu riposto un modello di gesso. L’originale, pesante 35 quintali, realizzato dall’artista vicentino Egisto Caldana, fu posizionato sopra l’arco palladiano la sera del 6 luglio 1953, con la elegante novità che il felino volge la fronte, anziché la coda ai cittadini che transitano ai suoi piedi.
c) Sestante (1999), scultura in ferro di Michele Piva (Fiume 1931 – Udine 2013), piazza Belloni. Già insegnante dell’Istituto “B. Stringher”, Piva fu apprezzato pittore e sculture. Pur essendo nato a Fiume, nel Golfo del Quarnaro, sotto il Regno d’Italia, non si sentiva parte dell’esodo fiumano, istriano e dalmata. Lo spiegò con pacatezza varie volte. Certi scrittori, tuttavia, hanno individuato in quel suo rifiuto, una “profuganza di riflesso” e un desiderio di impegnarsi sul fronte artistico sui temi civili e di grande umanità che hanno afflitto la storia del Novecento: la Shoah, i lager, le prigioni, gli esodi. L’impegno artistico di Piva è sempre stato di alto profilo etico.
d) Poi si è parlato della Confraternita di S. Girolamo degli Schiavoni. Sorta a Udine agli inizi del 1300, ebbe sede in Porta Ronchi. Trasferita nel 1480 nel convento di S. Francesco (ora Via Beato Odorico da Pordenone) fu ancora spostata in Contrada di Boros, attuale via S. Francesco, nella casa d’angolo opposto a quello dell’Oratorio della Purità. Forse era detta Contrada di Boros (o “des Boris”, o “des Bores”) perché, per fluitazione lungo la roggia giungevano in città “lis boris”. Una “bore” era un rocchio di faggio della lunghezza di cinque piedi, o metà, per ardere (Il Nuovo Pirona).
La confraternita, composta da “forensi” in prevalenza slavi, aveva un piccolo ospizio. Gli statuti redatti tra il 1452 e il 1475, tra le varie, contengono una disposizione per la quale i confratelli erano obbligati anche se nell’Ospizio non ci fosse stato alcun degente, di recarsi presso i confratelli ammalati nella città e dintorni, per assisterli e confortarli secondo gli ordini del Cameraro (amministratore), pena una multa di “1 L(ibbra) di olio” per illuminazione. Il cameraro era “Maistro Iacomo de Loch”, ossia dall’attuale Škofja Loka, sopra Lubiana a 35 km di distanza.
Verso la fine del Cinquecento la confraternita fu incorporata in quella di S. Maria della Misericordia. La proprietà dell’ospizio passò ai fratelli Alfonso e Giuseppe Asquini e, nel 1691, alla contessa Margherita di Prampero. Nel corso del Settecento la casa subì dei rimaneggiamenti e fu trasformata in locanda a fine secolo. Nel 1935, per lavori di allargamento di Via S. Francesco, si rese necessaria la demolizione di una parte di tale casa, che guardava verso l’Oratorio della Purità. Nel 1940 l’avvocato Anton Urbanc pubblicò a Lubiana in lingua slovena, pur con alcuni errori di carattere filologico, il testo dello Statuto della Confraternita, premettendovi uno studio di stampo giuridico e storico tendente a dimostrare che detto Statuto che, per gli sloveni, potrebbe rappresentare il più antico documento di storia del diritto assicurativo, contenga i primi germi delle moderne assicurazioni. (G.B. Corgnali, «Ce Fastu?», 1940).
f) Via Carducci, angolo Via Gorghi. Pietra d’inciampo di Giovanni Battista Berghinz, nome di battaglia “Barni” nella Brigata Osoppo Friuli (Montecatini Terme, 8 febbraio 1918 – Trieste, 12 agosto 1944). È stato un ufficiale e partigiano italiano, decorato di Medaglia d’oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale. Bernardino Berghinz, un suo antenato, fu il primo ufficiale italiano a far ingresso in Udine il 25 luglio 1866, liberando la città dal dominio austriaco nella III guerra d’indipendenza.
g) Chiesa della Beata Vergine del Carmine, Via Aquileia. Celebrati nel 1953-1956 centinaia di matrimoni di esuli accolti nel Centro smistamento profughi di via Pradamano Il convento dei frati Carmelitani e la chiesa della B.V. del Carmine ebbero origine in via Aquileia nel Cinquecento; la chiesa fu consacrata nel 1525. La famiglia dei frati carmelitani rimase fino al 1770, quando un decreto della Repubblica veneta deliberò che venissero soppresse alcune corporazioni religiose quando fossero formate da meno di 10 componenti; i Carmelitani di Udine dovettero abbandonare il loro convento e trasferirsi a Venezia.
Vi subentrarono i Frati Minori Conventuali di S. Francesco, che lasciarono il loro convento e la chiesa per la costruzione del nuovo Ospedale di Santa Maria della Misericordia. Con sé portarono nella Chiesa del Carmine l’urna con le spoglie del Beato Odorico da Pordenone (sarcofago di Filippo De Santi del 1331) e la devozione a S. Antonio da Padova. I Francescani rimasero fino al 1806, quando per le leggi napoleoniche numerosi conventi udinese furono demanializzati, compreso quello di via Aquileia. Odorico da Pordenone, al secolo Odorico Mattiussi o Mattiuzzi (Villanova di Pordenone, tra il 1265 ed il 1270 Udine, 14 gennaio 1331), è stato un presbitero e religioso italiano dell’Ordine dei Frati Minori; evangelizzò in Oriente, fino in Cina e fu beatificato nel 1755. Suoi miracoli sono attestati nel Trecento a Pirano, Parenzo e Isola d’Istria.
h) Parco Martiri delle Foibe, del 2010, via Bertaldia angolo via Manzini. Cippo con targa in ricordo delle Vittime delle foibe. Nel 2019 ha ricevuto dal Comune di Udine la nuova intitolazione di Parco Martiri delle Foibe, non senza subire alcuni deprecabili atti di vandalismo, accaduti per la prima volta in città.
i) Centro smistamento profughi di via Pradamano, 1945-1960. Di qui passarono in fuga dalle violenze titine oltre 100 mila esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia, per essere sventagliati in oltre 140 campi profughi d’Italia (fonte: Guido Rumici). Lapide del Comune di Udine del 2007.
l) Stazione ferroviaria, 2 lapidi per i ferrovieri caduti nel 1944 e 1945 e per le donne resistenti che aiutarono i deportati. Passarono di qui migliaia di ebrei deportati nei carri bestiame verso i lager nazisti. Fine itinerario.
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Trekking – Dati tecnici: km. 2,9; passi 6.890 ca.; 280 Kcal; posti a sedere: Loggia del Lionello, Duomo e Chiesa del Carmine.
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