Il mondo è bello perché è vario. Realtà indiscutibile questa, sale della vita e della quotidianità di ognuno di noi. Pensate che noia se fossimo tutti uguali. Ma nell’essere diversi ognuno interpreta la vita a modo proprio, ancor più nel variegato mondo dell’esodo.
C’è chi dice cha la Federazione è morta, ma se la fai vivere allora non fa niente di buono.
Se lavori per gli esuli, lo stai facendo solo per interesse personale;
se non fai vedere il lavoro che fai, vuol dire che non stai lavorando.
Se citi il lavoro delle altre associazioni, non lo hai citato abbastanza;
se non lo citi, sei un assolutista.
Se parli del lavoro che hai fatto, stai solo inventando;
se lavori senza pubblicità non stai facendo nulla.
Se gli esuli che rappresenti sono d’accordo con te, sono sicuramente una minoranza;
se non sono d’accordo allora sono la maggioranza e sei un rappresentante finito.
Se qualche tuo associato dice una cosa diversa dalla tua, sei alla rivoluzione interna;
se dice la tua stessa cosa, allora lo hai costretto a farlo.
Se alle elezioni vinci, hai truccato;
se perdi è il trionfo della giustizia.
Se ti accusano di qualcosa e ti difendi, sei un guerrafondaio;
se ti difendi puntando il dito su chi ti accusa, sei un delatore che crea divisioni.
Se parli di A, ti accusano di non aver parlato di B;
se parli anche di B, ti accusano di non aver parlato di C.
Se ottieni dei risultati, avevi il dovere di ottenerne di più;
se non li ottieni, sei un connivente con il potere che non vuol sentire gli esuli.
Se sei stato un politico, avrai le mani sporche per sempre;
se sei ancora un politico, sei satana.
Se dimostri che hanno torto, cala il silenzio;
se dimostri che hanno ragione, chissà per quale motivo lo hai fatto.
Se vuoi dire qualcosa, dicono che non ne hai i titoli;
se vogliono accusarti di qualcosa, allora i titoli ce li hai.
Se partecipi a una riunione, ce ne sono tanti che potevano farlo a posto tuo;
se non partecipi, è una vergogna che non ci sei andato.
Se tratti argomenti in nome degli esuli, non rappresenti nessuno e non puoi farlo;
se non tratti, vuol dire che non sei capace a rappresentare gli esuli.
Se sei esule, non lo sei abbastanza;
se non sei esule, non puoi permetterti di parlare.
Se esprimi il tuo pensiero, è senza dubbio un sopruso;
se non lo esprimi vuol dire che sei nel torto.
Il tutto (e altro) ricorda quella splendida pubblicità degli anni ’70, nella quale una famiglia di incontentabili vagava tra negozi alla ricerca dell’elettrodomestico perfetto, per la disgrazia dei pur disponibili commessi. Ma almeno loro -alla fine- trovavano quel che cercavano. Qualcuno, invece, nel mondo dell’esodo non trova ancora pace.