FIUME Da oggi (ma la normativa è in effetti scattata ieri) i cittadini dei 27 Paesi dell’Unione europea possono acquistare liberamente case, alloggi e terreni edificabili in Croazia, alle stesse condizioni di coloro che posseggono la cittadinanza croata.
È una delle novità più importanti contemplate nell’Accordo di stabilizzazione e Associazione, che Zagabria aveva sottoscritto anni fa con l’Europa comunitaria. Gli stranieri non possono unicamente acquistare terreni agricoli e aree boschive.
Viene a decadere innanzitutto il principio della reciprocità, secondo il quale il cittadino straniero poteva acquistare immobili in Croazia se altrettanto poteva farlo, nel Paese dell’acquirente, il cittadino croato. Era una norma ferrea, che negli ultimi anni aveva regolamentato la materia fra Roma e Zagabria. Da ieri inoltre non è più necessario richiedere l’autorizzazione all’acquisto da parte del ministero croato della Giustizia, permesso che agli investitori era costato in termini di tempo, denaro, fastidio e nervi.
Secondo gli addetti ai lavori, la totale apertura del settore immobiliare ai cittadini d’oltreconfine non contribuirà però a rivoluzionare il mercato, né scatenerà aumenti dei prezzi (attualmente partono da circa 1500-2000 euro al metro quadrato con picchi a Ragusa-Dubrovnik di 5-6000). Finora infatti, gli acquirenti della grande maggioranza dei Paesi Ue potevano contare sulla reciprocità, come pure sulla possibilità di mettere in atto due «escamotage». Le leggi croate permettevano che lo straniero dia vita ad una società, intestando l’immobile all’impresa.
Inoltre potevano entrare in possesso di una casa o di una villino grazie ad un prestanome croato. Da ieri tutto è più semplice ed ora non resta che attendere l’atteggiamento dei potenziali acquirenti stranieri, specie in questi momenti di crisi economica globale.
Va rilevato pure che negli anni scorsi la questione degli immobili ai cittadini con passaporto straniero ha infiammato più volte la scena politica nazionale, con duri scontri fra centrodestra e centrosinistra. Quest’ultimo ha dovuto difendersi dalle aspre critiche dell’alleanza capeggiata dall’Accadizeta (il partito creato dal defunto padre–padrone della Croazia, Franjo Tudjman), in quanto il citato Accordo di stabilizzazione e associazione fu firmato nel 2001, dall’allora governo di centrosinistra di Ivica Racan, scomparso pochi anni fa. Il centrodestra ha sempre tacciato gli avversari di alto tradimento, di non avere tutelato gli interessi nazionali, mentre invece la coalizione guidata dal Partito socialdemocratico si è difesa, affermando che diversamente non si poteva fare. Poi, con la vittoria del moderato Ivo Sanader, che guida tutt’ora il governo, la questione della liberalizzazione del mercato è diventata un passo obbligato nel percorso della Croazia verso l’Ue.
Il presidente dell’Unione italiana e deputato al seggio garantito italiano al Sabor, il polese Furio Radin, si è dichiarato soddisfatto per questa normativa: «Per noi sarebbe molto importante che i connazionali residenti in Italia comprassero in Istria, Fiume, nel Quarnero più immobili rispetto agli altri europei. La loro presenza ci gratificherebbe. È comunque errato e anche ingiusto confondere questo positivo aspetto con la problematica dei beni abbandonati degli esuli. D’altro canto, se i discendenti degli esuli volessero acquistare case o appartamenti nelle nostre terre, per noi il piacere sarebbe doppio».
La normativa, va specificato, non ha avuto un ampio rilievo sui mass media croati, alle prese in questi giorni con due questioni ritenute d’alto interesse per la nazione: i turbolenti rapporti con la Slovenia (il veto sloveno ai negoziati di adesione all’Ue e la mancata ratifica a Lubiana del protocollo di adesione della Croazia alla Nato) e soprattutto i mondiali di pallamano in Croazia.
Andrea Marsanich