di Milan Rakovac
La visita di Frattini in Croazia è indubbiamente il momento d’incontro più importante tra le due sponde dell’Adriatico sin dal 1992, quando Cossiga venne in visita in Croazia e in Slovenia. I rapporti maturano, e noi maturiamo con loro.
In verità, nell’area adriatica si continuerà a discutere ed entrambe le parti cercheranno di far valere le rispettive ragioni fino alla notte dei tempi. Latini e Slavi discuteranno per sempre del MARE NOSTRUM, un termine che nell’immaginario collettivo – sia latino sia slavo – esclude per principio quel MARE VOSTRUM insito nell’aggettivo NOSTRUM. Secondo me questo scenario permarrà fino a quando (ahimè, è ancora tanto lontano quel giorno!) non nascerà l’Europa-come-Stato. Perché il progetto Europa-come-Nazione, o se preferite Europa-come-Demos, si è già spinto avanti e oggi si trova a dare le spalle alla politica. Oggi, infatti, buona parte della popolazione europea condivide una CULTURA EUROPEA. Va detto, però, che proprio per questo nascono e crescono ovunque, ma soprattutto nelle aree attorno ai confini di Stato che “non ci sono”, anche i nuovi e rinnovati nazionalismi.
Ora Mesić ripropone l’iniziativa della riconciliazione storica trilaterale e se da un lato Napoletano accetta la proposta dall’altro non lo fa Türk. Una vecchia storia, squadristi e infoibatori… Da parte mia non posso far altro che ripetere una proposta fatta già molto tempo fa e tornare ad invitare le parti coinvolte ad innalzare un monumento sul quale incidere: “SVIM ŽRTVAMA SVIH NAŠIH DOMOVINA – A TUTTE LE VITTIME DI TUTTE LE NOSTRE PATRIE – VSEH ŽRTVAM VSIH NAŠIH DOMOVIN ”. Certo che sto scherzando, ma credo sia l’unico sfogo rimasto al buonsenso…
Forse questo monumento dovrebbe essere, in realtà, un obelisco galleggiante, un faro da collocare nell’Adriatico nel punto esatto in cui si incontrano i confini dell’Italia, della Croazia e della Slovenia (ovviamente, si presume che la Croazia e la Slovenia troveranno un accordo che stabilirà la collocazione di questo punto). Molto tempo fa un genio della creatività, Dušan Džamonja, mi propose qualcosa di simile. Džamonja mi propose di fare un nuovo faro Albanež vicino a Pola, una scultura alta un centinaio di metri destinata ad illuminare le vie terrene e persino quelle dei cieli.
Perché tutto questo? Perché se ci limitiamo al millennio scorso ripensando agli Stati che hanno governato quest’area che si estende da Klagenfurt (Celovec) fino a Trieste (Trst), Fiume (Rijeka) e Pola (Pula) ci vengono in mente: Bisanzio, Venezia, Austria, Italia, Jugoslavia, Croazia, Slovenia. E poi ci sarebbe ancora lo Stato libero di Fiume (1919-1924), il Terzo Reich (1943-1945), e il Territorio libero di Trieste (1947-1954). Eh sì, abbiamo lasciato la vita sul campo per tutte queste bandiere a Lepanto, a Lissa, a Makallè, a Tobruk e a Matapan, ma soprattutto da queste parti. C’è stato anche un episodio sanguinoso e allo stesso tempo grottesco: la guerra degli uscocchi che ha visto gli Istriani (ma anche Croati, Sloveni e Italiani) combattere da entrambe le parti, sottrarsi gli animali gli uni agli altri e prendere ostaggi a vicenda. E poi la guerra che ha visto gli Istriani della Serenissima (Parenzo o Capodistria) scappare in Austria (Pisino) e chiedere asilo all’Imperatore per evitare le galee veneziane. Ma quando gli “asilanti” diventavano cinque-seimila l’Imperatore li cedeva a Venezia in cambio di sonanti dobloni d’oro, ed ecco che gli Istriani si ritrovavano a combattere contro di lui (l’Imperatore) in nome della Serenissima!
Venezia si è appropriata con arroganza dell’Adriatico che nelle carte geografiche veniva indicato semplicemente come “Golfo Veneto”, ma la Serenissima era in primo luogo una Repubblica di mercanti, un anticipatore del globalismo che governava con senso di superiorità nelle terre conquistate con la strategia della “colonizzazione monetaria” e proponeva una politica saggia intrisa di tolleranza etnica.
Ricordiamoci: la lingua croata era ufficiale e pubblica alla pari di quella italiana e, per secoli, i libri croati nei territori veneziani (e a Ragusa) sono stati scritti in lingua croata. E gli stessi venivano stampati – a Venezia. Quindi, forse la soluzione del problema non consiste nel ritorno di “Rapallo”, ma nel rinnovamento della Serenissima. Torniamo a proclamare l’Adriatico “Golfo Veneto” ed ecco che né la Croazia, né l’Italia, né la Slovenia potranno più accampare alcun diritto – sarà la Serenissima a decidere se consentire o meno il passaggio delle navi dei singoli Stati. Nel “Golfo Veneto” che si estende da Venezia a Otranto, dalla sponda orientale a quella occidentale dell’EX ADRIATICO, infatti, non ci sono acque internazionali…
Riassumendo, ho esposto due proposte propositive che guardano alla pacificazione adriatica e al superamento del contenzioso sul confine marittimo. Si tratta di proposte ridicole. Lo so, ma so anche che non è ridicolo bensì tragicomico il dibattito sulla riconciliazione storica che dura oramai da mezzo secolo. Il contenzioso sloveno-croato sul confine marittimo, poi, è una burla.
Ora la “soluzione dei tronchi” è diventata “legge”, i suoi autori ne vanno fieri (!!!) e dichiarano di seguire “il modello ellenico” (il blocco della Macedonia) e un giornale vicino al Governo di Lubiana scrive che la Croazia ha problemi irrisolti con tutti (il che è vero, ma non è attinente).
Frattini a Zagabria ha raggiunto un obiettivo importante, ha confermato che per quanto riguarda l’UE il Golfo di Pirano è un problema bilaterale, una posizione ribadita anche dalla Repubblica Ceca. È inutile la rabbia della Slovenia, come sono inutili le sue critiche indirizzate all’UE, all’Italia e alla Repubblica Ceca. E inutili sono anche i tentativi di presentare il tutto come un problema dell’UE.
Parlando seriamente, mi vergogno a nome della Slovenia e a nome della Croazia. Mi vergogno di questa banalità bilaterale, di questa trivialità, di questo provincialismo…