LETTERE AL GIORNALE
Lo scorso 18 luglio spedisco un fax, a nome di mia moglie, ad un reparto dell’Ospedale Civile per ottenere l’esenzione per patologia. Quanto esporrò è generalizzato, dal momento che coinvolge Ospedale, Aci, Motorizzazione ed altri enti pubblici e privati. Una premessa doverosa: sono italiano, mia moglie è italiana, i miei conterranei sono italiani (istriani, fiumani, zaratini, ecc., ecc.) anche loro coinvolti in quanto andrò ad esporre.
Dopo qualche giorno arriva a domicilio la documentazione richiesta. Con sorpresa tra i vari fogli uno riporta la località di nascita di mia moglie dove risulta nata in Slovenia senza specifica della località. È inconcepibile che una struttura pubblica non abbia ancora aggiornato volutamente le località di nascita di tutta la popolazione nata nelle Terre al di là dell’attuale confine orientale e costrette a lasciarle per sentirsi ed essere sempre italiani. Questi territori sono stati perduti a causa della Seconda Guerra e venduti dai nostri politici di allora.
Purtroppo i nomi di queste città e paesi venivano scritti alcune volte in italiano, molto spesso in sloveno o croato o risultavano sconosciuti. Erano conosciuti solamente con il loro nome attuale storpiato dalla ex Yugoslavia perché era di moda trascorrere le vacanze sulla sponda al di là dell’Adriatico.
Esprimendo il nome in italiano, Pirano, Umago, Fiume, Pola, Zara ecc. non erano conosciuti e per tutti noi creava e crea disagio e frustrazione. Siamo considerati extracomunitari con tutto rispetto per queste persone.
Finalmente nel 1989 la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica approvano la Legge n° 54 del 15 febbraio. Forse per salvaguardarci come una specie in via di estinzione. Si sperava di por fine a questa situazione incresciosa, purtroppo nell’anno del Signore 2012 dopo 23 anni tutto è come prima. La legge impone a tutte le strutture o enti pubblici o privati di nominare la località di nascita in italiano senza specificare lo Stato dove attualmente si trova. Con desolazione questo non viene rispettato. A suo tempo vennero distribuiti i Tesserini sanitari, molte persone si sono trovate nate in Bosnia-Erzegovina, Montenegro e altre località non esatte. È una vergogna.
Mi chiedo quando tutto questo andazzo avrà fine, quando finalmente potremmo dire di essere fieri della nostra italianità di nome e di fatto.
Le invio questa rimostranza perché venga letta anche da qualche personalità con la speranza, dopo tanto tempo, di un suo significativo intervento e impegno per mettere fine ad una situazione inconcepibile dopo ventitré anni dalla promulgazione della legge suddetta.
Mario Bressan
San Zeno Naviglio
sul “Giornale di Brescia” del 30 luglio 2012
(courtesy MLH)