Vate della Nazione. Immaginifico romanziere, poeta e drammaturgo. Deputato al Parlamento italiano e combattente della Prima guerra mondiale. Comandante di Fiume e costituzionalista della Carta del Carnaro. Destinato a concludere la sua esistenza nell’esilio dorato del Vittoriale, nasceva 160 anni fa Gabriele d’Annunzio, protagonista della vita politica e culturale italiana di fine Ottocento ed inizio Novecento.
Già prima dello scoppio di quella che i contemporanei chiamarono Grande guerra, il poeta abruzzese aveva visitato le terre dell’Adriatico orientale entrando in contatto con le comunità dei connazionali che vivevano ancora separate dal Regno d’Italia e suddite dell’Impero austro-ungarico, coinvolte nel crescente furore degli opposti nazionalismi ed attraversate dai fermenti dell’irredentismo. Anche pensando a loro e non solo alla spedizione dei Mille, avrebbe pronunciato sullo scoglio di Quarto quel discorso che avviò le radiose giornate di maggio, le quali sarebbero culminate con l’entrata in guerra dell’Italia “per completare l’opera iniziata dai nostri padri”, come dichiarò Re Vittorio Emanuele III ricollegando questo conflitto alle lotte risorgimentali per l’unificazione nazionale.
Ed in quella che quindi fu una Quarta guerra d’indipendenza, d’Annunzio non agì solo come propagandista, ma anche come combattente, cimentandosi nella neonata aviazione o nelle incursioni dei motoscafi d’assalto, mirando obiettivi militari e lanciando messaggi patriottici.
Tra i primi a cavalcare l’onda della “vittoria mutilata” (espressione peraltro da lui coniata ancor prima del termine delle ostilità), d’Annunzio, nato in Abruzzo di fronte alla Dalmazia, si dedicò a quello che lui chiamava “amarissimo mare”, scrivendo la patriottica lettera ai dalmati e soprattutto entrando da protagonista a Fiume.
Fiume legionaria e olocausta. Fiume città di soldati e di poeti. Fiume punto di raccolta di avventurieri e di patrioti. Fiume capitale della Reggenza Italiana del Carnaro e spina conficcata nel neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Fiume avanguardia del costituzionalismo con la Carta del Carnaro (firmata da d’Annunzio sull’intelaiatura allestita dal sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris) ed epicentro di guerra civile tra italiani nelle giornate del Natale di Sangue.
Anche nel suo ultimo ritiro dorato sulle rive del Garda, d’Annunzio si attorniò di cimeli e di riferimenti istriani, fiumani e dalmati, a suggello di una passione per l’italianità adriatica che ancora oggi i giuliano-dalmati dell’esodo ed i loro discendenti contraccambiano.
Lorenzo Salimbeni