Da una comunicazione a firma di Diego Lazzarich, delegato provinciale di Napoli dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di origini fiumane, pubblicata sul sito dell’ANVGD, si apprende che la Commissione per la toponomastica del Comune di Napoli ha accettato la sua proposta di intitolare uno spazio pubblico in ricordo delle drammatiche vicende del confine orientale nel secondo dopoguerra.
Lazzarich, professore associato presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” e docente presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, è particolarmente attivo nel processo di tutela della memoria dell’esodo giuliano-dalmata e di recupero di una parte dimenticata della storia di Napoli. La proposta di intitolare uno spazio pubblico agli esuli e all’esodo risale al febbraio scorso, quando Lazzarich aveva avuto un primo incontro con il sindaco di Napoli in vista della ricorrenza del Giorno del ricordo e per chiedergli l’individuazione di una sede per l’Associazione che rappresenta.
A onor di cronaca ricorderemo che a Napoli, prima città italiana liberata dagli Alleati, si costituì già nell’autunno del 1943 il primo Comitato giuliano italiano per l’assistenza dei profughi fiumani, istriani e dalmati.
Diego Lazzarich è nato nel 1972. Oltre ad essere studioso e docente universitario, è pure fondatore e direttore editoriale della rivista scientifica “Politics. Rivista di Studi Politici”. Autore di numerosi saggi, articoli, curatele, nonché di tre monografie, è stato assegnatario di varie borse di studio per la ricerca e l’insegnamento. Il padre e la famiglia di suo padre lasciano Fiume nel 1947.
Suo nonno era a Fiume un noto pasticcere che con l’esodo perse tutto. Preparavano dolci tipici fiumani e qualche pasticcino austroungarico. La pasticceria era situata vicino al Duomo, in Cittavecchia. Nel 1946 suo nonno fu arrestato. Gli fu offerta la possibilità dalla Jugoslavia socialista di lavorare nella propria pasticceria come dipendente ma lui rifiutò e l’anno seguente l’industria fu nazionalizzata. Per un anno e mezzo stette in un campo di detenzione ai confini con l’Ungheria. Poi fu liberato e, assieme al padre di Diego, Proteo, finì nel campo profughi del Bosco di Capodimonte a Napoli. La famiglia visse per qualche anno in una baracca. Suo nonno, a circa 75 anni, insieme a sua nonna, riaprì da zero una nuova pasticceria a Napoli con tanto di laboratorio dolciario [foto di apertura: Archivio privato Lazzarich. Riproduzione riservata].
Oggi a Napoli c’è ancora una pasticceria che si chiama “La Fiumana”, però è stata ceduta a un imprenditore napoletano.
Fonte: La Voce del Popolo – 23/07/2022
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