Il 24 maggio 1915 è il giorno dell’entrata in guerra del Regno d’Italia contro l’Impero austro-ungarico con l’obiettivo di completare la grande Impresa Risorgimentale, riscattando quelle parti della Nazione, definite “Terre irredenti”, ancora da essa separate.
Tale giorno dice molto di più che quello storico passaggio dei soldati italiani sopra i suoi ponti. Infatti il fiume Piave, Sacro alla Patria insieme al Monte Grappa, rappresenterà poi il limes, l’invalicabile frontiera, la barriera del coraggio eroico, del sacrificio estremo, il luogo da cui, sbarrato il passo all’avanzata nemica del 1917, i soldati italiani lanciarono l’irresistibile controffensiva che annientò quello che era considerato uno dei più forti eserciti del mondo. E fu Vittorio Veneto e la vittoria!
Ciò nondimeno è importante sottolineare che la splendida canzone “La Leggenda del Piave”, che il compositore napoletano Ermete Giovanni Gaeta, noto come E.A.Mario, compose di getto il 23 giugno 1918 per celebrare la Battaglia del Solstizio, ha contribuito non poco a fissare nella nostra memoria quella data e gli eventi succedutisi da quel giorno di maggio. E da allora il Piave “calmo e placido” ma anche capace di “rigonfiar le sponde” opponendosi allo straniero è diventato un simbolo, poiché intriso della spiritualità italica, una grande metafora della nostra storia, della grandezza dei nostri valorosi combattenti. Per queste ragioni, il 24 maggio di ogni anno e nelle più importanti ricorrenze istituzionali, La Leggenda del Piave – che fu anche Inno d’Italia dal 1943 al 1946 – è eseguita in memoria e in onore dei nostri caduti, su tutto il territorio nazionale. Esso assume un significato ancor più potente per chi, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, dovette abbandonare le proprie terre secolarmente natie.