STORIA E RICORRENZE
Il 4 novembre unì il 25 aprile divise
Caro sindaco Honsell, mi permetto di esprimere una precisazione in merito al 4 novembre. L'Italia geografica termina con l'ultima propaggine delle Alpi Giulie, sul Quarnaro, in Istria, a Sud di Fiume. Gli stessi slavi, nella loro cartografia, spesso chiamano quella punta sul mare Pax tecum, come era chiamata dai romani. E quella naturale linea di confine, citata anche da Dante, abbraccia, oltre all'Istria, le isole di Cherso, Lussino, Sansego e
altre minori. Si potrebbe obiettare: «E questo cosa vuol dire?». Nulla, se non fosse che quella linea geografica comprende anche la linea di confine storica.
Quelle terre, quelle isole, quel mare, furono per 1.000 anni di Roma ( impero d'Occidente e impero d'Oriente) e altri 1.000 di Venezia ( presenza diretta e influenza culturale).
«Son dieci secoli che siam latini, e assai più che le armi e le leggi, ci fecer latini il suolo, il cielo e la chiostra delle Alpi, il mar, gli italici costumi, l'onor avito e la favella…» Così cita un bellissimo e commovente proclama che i nobili istriani, stanchi dei soprusi dei franchi, nel 804 d.C. a Risano, località a Nord dell'Istria, rivolsero direttamente a Carlo Magno.
E questi duemila anni d'italicità (non italianità, che è un fatto recente!) hanno plasmato indelebilmente il territorio e le sue genti! Io sono istriano e nelle mie vene scorre certamente sangue italico, slavo, tedesco… come chiunque abiti in Istria e Dalmazia. Ma indipendentemente dalle percentuali di sangue presenti nelle vene delle diverse etnie, di chi
là vi abiti o vi sia vissuto, nessuno, dico nessuno, può prescindere da questi 2.000 anni di italicità… Dopo qualche generazione vissuta tra quei nobili archi e quelle rovine, gli stessi istro-sloveni e istro-croati, in buona parte, ne riconoscono quanto meno l'eredità e i diritti storici e finiscono con il sentirsi in primo luogo istriani, cioè figli di quella terra, e poi altro.
Questo significa che con il 4 novembre si celebra realmente l'unità della nazione italiana nella sua integrità geografica e storica, indipendentemente dal numero dei caduti nel corso delle varie guerre succedutesi per realizzarla (…un solo morto per un pezzo di terra è già troppo!).
Con il 25 aprile si deve dare atto che questa integrità sia nuovamente venuta a meno. Ma va bene anche così! Poi, in Italia, si può celebrare tutto quello che si vuole.
Noi istriani, fiumani e dalmati italici, che siamo un popolo mansueto, ricorderemo il 4 novembre come una bella illusione e piangeremo il 25 aprile per la perdita della nostra patria e l'inizio della nostra diaspora.
Bruno Pecchiari
Colloredo di Monte Albano