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Il bilinguismo valore aggiunto (Voce del Popolo 05set13)

Dialogo, comunicazione, tolleranza e comprensione reciproca: sono questi gli elementi chiave necessari per trovare la soluzione alla crisi determinata a Vukovar a seguito dell’apposizione delle tabelle bilingui. Ne sono convinti Furio Radin, deputato al Sabor croato e presidente dell’Unione Italiana, e Ivica Vrkić, sindaco di Osijek, cittadino onorario di Vukovar e uno dei protagonisti del processo di reintegrazione pacifica dell’area del Podunavlje.

Sia per Radin sia per Vrkić, lo hanno detto davanti alle telecamere dell’HRT nel corso della trasmissione “Tema dana” (Tema del giorno), lo strumento sul quale puntare è la comunicazione con le persone che vivono la città, con i cittadini di Vukovar a prescindere dalla loro nazionalità. “Sono tutti cittadini croati e come tali devono comportarsi”, hanno detto. “Il problema è nazionale e politico, ma in primo luogo è un problema di rapporti, la situazione investe in prima persona la gente di Vukovar.

È ai rapporti che bisogna guardare e trovare le risposte adeguate a calmare la situazione. Bisogna parlarsi, dal dialogo emergono sempre soluzioni accettabili per tutte le parti coinvolte”, ha detto Vrkić, che con i manifestanti, ma anche con la Polizia e con la Procura di Stato ha parlato direttamente essendosi recato nella città sul Danubio lunedì sera.

Concorde Radin, per il quale “il dialogo è fondamentale”. “Per quanto riguarda il bilinguismo, si deve sempre puntare a far sì che venga accettato da tutte le parti. È questa la precondizione perché sia efficace, soltanto se accettato da tutti il bilinguismo può svolgere appieno la sua funzione. Il bilinguismo non toglie nulla a nessuno, crea valore aggiunto. So che a Vukovar le sensibilità sono molto accentuate, è comprensibile visto che ci sono ferite ancora aperte, ma al bilinguismo non bisogna guardare come a un qualcosa di offensivo, bensì come a uno strumento che aiuta a rimarginare le ferite”, ha detto Radin, precisando che comunque, considerato il contesto, “sta ai rappresentanti del potere locale decidere come e quando procedere con l’apposizione delle insegne bilingui. Si tratta di un argomento che attiene ai rapporti tra autogoverno locale e cittadini”.

E parlando di rapporti tra autorità locali e popolazione non poteva mancare un riferimento a quella che da molti viene indicata come un esempio di convivenza: la Regione Istriana. “In Istria il bilinguismo è stato introdotto subito dopo la Seconda guerra mondiale, in alcune aree subito nel ’45 in altre tra il ’47 e il ’48, a seconda di chi governava. A essere sincero – ha ammesso Radin –, a me piace quando si dice che l’Istria è particolare, ma fatto sta che nel Secondo dopoguerra a grandi linee la situazione era paragonabile alla Vukovar dei giorni nostri. L’Istria contava decine di migliaia di vittime innocenti, da entrambe le parti. Ci sono stati i crimini commessi dal fascismo, ma menzionerò anche le foibe. Le divisioni erano molto nette, ma l’Istria trovò allora quella forza che oggi deve trovare Vukovar”.

La questione presenta comunque due aspetti: quello formale, di rispetto delle leggi, e quello umano, di rispetto delle sensibilità. “A mio avviso – così Radin –, la cosa peggiore che può succedere è non rispettare le leggi, è rispettando le leggi che si sbaglia di meno. Ma come dicevamo, bisogna sedersi al tavolo e parlarsi perché la legge garantisce la parte formale, il dialogo fa sì che ci sia corrispondenza anche sul piano della quotidianità.

E lo stesso discorso vale anche per la Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, si tratta di una legge che al Sabor ha ottenuto il consenso dei partiti parlamentari. I voti contrari – ha ricordato –, erano pochissimi e non erano né dei deputati dell’SDP, né di quelli dell’HDZ o della Dieta. Ecco, la Legge costituzionale pone le condizioni per realizzare quanto si vuole fare a Vukovar. Ora, vero è che ci possiamo interrogare su quanto abbia senso approvare decisioni così delicate senza averle prima discusse a fondo, e altrettanto vero è che fare le cose testualmente in piena notte (a Vukovar le tabelle bilingui sono state affisse lunedì verso le 4 del mattino, ndr) non è mai un bene, ma il rispetto delle leggi è fondamentale, senza di questo – ha concluso Radin – non raggiungeremo mai l’obiettivo che ci siamo dati”.

Christiana Babić
“la Voce del Popolo” 5 settembre 2013

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