Si è svolta a Trieste, presso il Civico Museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata, la presentazione del film-documentario “Il bosco di San Marco”, dedicato ai rapporti tra la Repubblica di Venezia e l’Istria e in maniera specifica al bosco di Montona che per secoli ha rappresentato un prezioso riferimento per una risorsa strategica dell’epoca: il legno.
Dopo l’introduzione del Presidente dell’IRCI Franco Degrassi e del Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Renzo Codarin è stato proiettato il film in una sala davvero gremita per l’occasione. Il documentario, prodotto dal Comitato provinciale di Trieste dell’ANVGD, in collaborazione con il Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata e la Famiglia Montonese, ha il merito di ricostruire, in maniera efficace e convincente, la storia del bosco di Montona inserendola nel contesto delle relazioni tra la Repubblica Serenissima e l’Istria che si sono sviluppate per molti secoli. Il bosco di Montona forniva un legno di grande qualità, essenziale per la costruzione delle navi da guerra veneziane, tanto da meritare l’appellativo di bosco di San Marco.
Dopo la proiezione ci sono stati alcuni interventi di approfondimento a cominciare da quello di Alessandro Cuk, critico cinematografico e vicepresidente ANVGD Nazionale, che ha inserito il film nell’ambito dell’attenzione rivolta al cinema che parla del confine orientale. I documentari sono una componente importante per uno strumento audiovisivo collegato alla storia e alla cultura dell’Istria, anche in riferimento alle sue radici, in questo caso veneziane.
Poi Simone Peri, Presidente della famiglia Montonese (e che appare anche nel video), ha messo in evidenza l’importanza della storia di Montona nell’ambito della macrostoria della Serenissima, raccontando anche aspetti più recenti che toccano l’attività dell’Associazione che presiede.
Infine, Diego Masiello, ispettore del Corpo forestale del Friuli-Venezia Giulia e coordinatore del Centro didattico naturalistico di Basovizza, ha analizzato il documentario dal punto di vista naturalistico raccontando le vicende del bosco di Montona nei secoli, arrivando fino al Novecento e ai giorni nostri.