Per capire Montanari e le sue esternazioni è utile dare un’occhiata al profilo desunto dai suoi numerosi interventi televisivi, conferenze e scritti varie; non essendo il suo biografo ho raccolto solo un po’ di elementi per inquadrare il personaggio. Innanzitutto non è uno storico; si è laureato in Lettere Moderne, specializzandosi in Storia della Critica d’Arte, ha insegnato in varie Università italiane ed è un efficace divulgatore della materia. Purtroppo prende posizione anche in altri campi. Non nasce e non si è mai considerato un comunista, pur guardando a quel mondo con “affetto e stima”. Fa parte di un ambiente cattolico fiorentino che potremmo classificare di estrema sinistra o, definizione di Montanari stesso,” anarchico”. Il fatto che si ascriva ad una frangia di sinistra di ispirazione cattolica non deve rassicurare, anzi. Si tratta dello stesso ambiente culturale da cui nacquero le Brigate Rosse. Due dei fondatori, Renato Curcio e Mara Cagol, erano cattolici e, mentre maturava la loro decisione di darsi al terrorismo, scelsero di sposarsi con rito cattolico nel santuario di San Romedio, che domina la Val di Non, ma è evidente che il santo eremita non riuscì a distoglierli dai loro intenti omicidi. Questo però non significa assolutamente che Montanari abbia mai accarezzato l’ipotesi della lotta armata per il comunismo, anche perché i tempi sono molti diversi dagli anni ’70 del secolo scorso. Spiega però l’acredine che Montanari manifesta per il mondo tutto, a parte ovviamente quello cattocomunista.Ne sono esempio un piccolo florilegio delle sue affermazioni; ne ha per tutti: il Recovery Plan sarà tutto una “colata di cemento” (espressione che gli piace molto e che ripete appena può) e “un enorme regalo alle mafie”; Draghi promuove “una misura criminogena sugli appalti”; il generale Figliuolo è “loquace ma inconcludente”; scrive di “un osceno grumo di fascismo che Salvini accoglie e su cui Draghi vergognosamente tace”; il ministro “Franceschini aiuta il revisionismo di stato”; il suo giudizio sul Presidente Mattarella è “estremamente negativo”; le Università (ovviamente esclusa quella che lo ha eletto Rettore) “propongono una offerta formativa attraverso ottusi meccanismi aziendalistici”. A chi volesse diventare cultore della materia consiglio scorrere gli interventi di Montanari nel salotto televisivo della Gruber, a cui un personaggio del genere non poteva mancare, o in varie conferenze reperibili in rete. Visto come giudica il mondo tutto, sarebbe sorprendente che Montanari non se la prendesse anche con il Giorno del Ricordo: “La legge del 2004 che istituisce la Giornata del Ricordo (delle Foibe) a ridosso e in evidente opposizione a quella della Memoria (della Shoah) rappresenta il più clamoroso successo di questa falsificazione storica” Condivide a pieno il giudizio di Eric Gobetti: “Il dibattito parlamentare sulla legge istitutiva fu molto eloquente. Alla fine, la versione neofascista è diventata la narrazione ufficiale dello Stato italiano”. In sintesi Montanari non nega l’esistenza di foibe e l’esodo, ma afferma che non andavano commemorati come stabilito dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo, ma contestualizzati. Rizzate sempre le orecchie quando sentite usare questo termine, che in sé sarebbe corretto se utilizzato nella ricerca storica, ma viene utilizzato dagli “storici” di estrema sinistra per sminuire nelle dimensioni ed affogare nell’indistinto delle tante tragedie della guerra quanto non vogliono venga ricordato. Montanari combatte indomito, vedi il suo articolo del 30 agosto sul Fatto Quotidiano, contro la “canea” (termine forse di chi ha fatto il titolo e non di Montanari) e la “rabbiosa reazione di tutte le destre italiane”. Ovviamente chi dissente da Montanari non può che essere un fascista; nel calderone ci finisce anche il Corriere della Sera “mai sceso così in basso come con questo figuro“ cioè il giornalista Aldo Grasso che aveva osato criticarlo. Montanari vede se non un piano almeno una deriva: gli attacchi alla sua persona non sono altro che “un assaggio di quel ritorno al fascismo che potrebbe comportare l’ascesa al governo di questa compagine nera.” Compagine nera per Montanari sarebbe lo schieramento politico che va “da Italia Viva a CasaPound”. Il Partito Democratico se la cava per un soffio, almeno per ora, perché Montanari lo classifica come “destra moderata”.Si potrebbe frettolosamente concludere che Montanari sia affetto da un disturbo paranoide e che probabilmente veda fascisti intorno a sé anche quando è chiuso nella sua stanza. Ma non è così a meno di non considerare la paranoia contagiosa come il coronavirus. La pensa nello stesso modo Gianfranco Pagliarulo, Presidente Nazionale dell’ANPI che emette un comunicato di “Piena solidarietà” ( https://www.anpi.it/articoli/2560/pagliarulo-piena-solidarieta-a-tomaso-montanari ). L’ANPI è l’associazione che raccoglie l’eredità dei partigiani comunisti da cui si dissociarono i partigiani democratici guidati da Enrico Mattei e Ferruccio Parri. Pagliarulo è stato sempre comunista e come tale sino al 2006 senatore del Partito dei Comunisti Italiani, che si oppose alla legge che istitutiva il Giorno del Ricordo. “Basta con l’uso fascista delle foibe!” invoca Paolo Flores d’Arcais su Micromega del 30 agosto scorso. Bontà sua, ammette che “Le foibe furono una tragedia, un’azione efferata da parte di quanti, nella Seconda guerra mondiale, erano comunque dalla parte giusta e sacrosanta, contro il male assoluto costituito dai fascismi.” Non esageriamo però con le dimensioni di questa tragedia: “Ottocento le vittime, secondo uno storico tra i più attenti, seri, documentati come Angelo d’Orsi”. Per chi non conoscesse d’Orsi basti sapere che si è presentato alle recenti elezioni per il Comune di Torino quale candidato sindaco sostenuto da un’eletta schiera di liste quali Potere al Popolo, Fronte Popolare, Sinistra Anticapitalista, Partito Comunista Italiano, Rifondazione Comunista.Alessandro Barbera, specializzato in storia medievale, ma efficace divulgatore di larga parte dello scibile umano, non poteva esimersi dal dire la sua con una intervista sul Fatto Quotidiano del 2 agosto. Barbera, già iscritto al PCI, comunista non pentito e quindi sostenitore della candidatura di d’Orsi, conferma la tesi di Montanari: “l’istituzione della Giornata del ricordo costituisce senza dubbio una tappa della falsificazione della storia da parte neofascista”; chiude l’intervista con l’affermazione che non si possono “diffondere enormità come quella per cui il comunismo sarebbe stato ben peggio del fascismo” Quest’ultima frase ci dà la chiave per capire il perché di questa serie di attacchi al Giorno del Ricordo dopo ben 15 anni dalla sua istituzione. Chiaramente questa ricorrenza non è mai piaciuta alla sinistra estrema e lo testimoniano azioni di disturbo o danneggiamenti che si sono ripetuti negli anni a quanto poteva ricordare questa tragedia, ma ora qualcosa di nuovo è accaduto.Barbera, con il paragone tra comunismo e fascismo, si riferisce alla Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 settembre 2019 che condanna i due totalitarismi del XX secolo, comunismo e nazismo ( https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2019-0021_IT.html ).
Quella risoluzione fu approvata quasi all’unanimità, ad esclusione di una esigua pattuglia di irriducibili neo o vetero (scegliete voi) comunisti. La risoluzione dà un colpo mortale al mito, soprattutto, ma non solo, italiano, di un comunismo buono che si oppose ad un nazifascismo cattivo. Il Parlamento Europeo invece afferma che non basta essere antifascisti, bisogna prima di tutto essere antitotalitari, ripudiando così comunismo e nazismo in tutte le loro forme e memorie, cosa che l’estrema sinistra italiana non può accettare e continuando a proporre patenti ed anagrafi di solo antifascismo manifesta così il proprio vero volto antidemocratico.
Il Parlamento Europeo ha sposato le tesi già espresse dalla politologa e storica di origini ebraiche Hannah Arendt nel suo “Le origini del totalitarismo” (citazioni tratte dal volume Edizioni di Comunità, 1999). Arendt riconosce i punti a comune tra i due totalitarismi, tra cui il “Il terrore vera essenza del regime totalitario” (pag.475), i campi di concentramento e lo sterminio di massa (pag.431). Il fascismo invece, anche per la Arendt, fu un regime autoritario ma non totalitario; ne tratta in diverse pagine del suo libro ma segnalo solo pag.427 nota 10 in cui analizza il periodo 1926-1932 di particolare attività per il Tribunale Speciale: “12 mila persone arrestate vennero trovate innocenti, una procedura assolutamente inconcepibile in un regime totalitario”. Di mio posso aggiungere che, avendo avuto la possibilità di sfogliare per qualche ora la raccolta degli atti del Tribunale Speciale, mi è rimasta impressa una sentenza di assoluzione: il Tribunale la motivava in quanto chiamato “a giudicare gli atti e non le idee” dell’imputato, l’opposto di quanto ancora oggi accade nei regimi totalitari comunisti. Ultima considerazione sulle sostanziali differenze tra stato fascista e quello comunista: nell’Italia fascista accanto alla figura del Capo del Governo Mussolini persisteva la figura del Re, con poteri limitati ma non trascurabili visto che proprio intorno al Re si raccolsero quanti rovesciarono Mussolini; qualcuno riesce ad immaginare che fosse possibile che accanto a Stalin persistesse la figura dello Zar di tutte le Russie o che oggi accanto a Xi Jinping ci sia l’imperatore della Cina? Non è possibile perché nei regimi totalitari come quello comunisti tutto il potere è nelle mani del segretario del partito.Questo però non deve far pensare ad una assoluzione del fascismo italiano: le leggi razziali e l’insensata entrata in guerra sono sufficienti ad una condanna senza appello del regime malgrado quanto di positivo abbia fatto.Il giudizio di Barbera sul “fascismo peggiore del comunismo” nulla aggiunge alla ricerca storiografica, ma molto fa capire chi sia Barbera: solo una persona in malafede o uno sciocco (uso termine più leggero rispetto a quanto ho in mente) può affermare una cosa del genere. Sul tema consiglio la lettura dell’intervista a Norberto Bobbio pubblicata sull’Unità del 3 Aprile 1998 in cui si accredita la cifra di 100 milioni di vittime del comunismo che da sola fa impallidire qualunque confronto con il fascismo. Le due pagine dell’Unità che contengono l’intervista sono consultabili su https://archivio.unita.news/assets/main/1998/04/03/page_020.pdf e https://archivio.unita.news/assets/main/1998/04/03/page_023.pdf.La risoluzione del Parlamento Europeo ha esacerbato nel mondo dell’estrema sinistra italiana il vulnus già prodotto ai loro miti dalla Legge sul Ricordo e ne sono scaturite le reazioni scomposte dei Montanari, Barbera, Pagliarulo, Flores d’Arcais ed altri. Per capire meglio cosa ci sia in gioco conviene però seguire, più che il folclore dei personaggi di cui sopra, uno storico ben strutturato come Filippo Focardi, professore di storia contemporanea presso l’Università di Padova e direttore scientifico dell’Istituto Ferruccio Parri, che coordina la rete dei 64 Istituti Storici della Resistenza. È interessante seguirne l’evoluzione dell’atteggiamento rispetto alla Risoluzione del Parlamento Europeo. Appena due mesi dopo la Risoluzione, direi a caldo, il 12 novembre 2019 a Milano l’Istituto Parri organizza convegno “Quale memoria per l’Europa”. Il convegno è riascoltabile in rete, ma con un audio pessimo; ci vuole passione per autoinfliggersi lo fatica di capire ( https://www.youtube.com/watch?v=SdS17nQ80g8 ).Se ho capito bene, l’allora posizione di Focardi era di minimizzare: si era trattato di uno scivolone di quegli incolti parlamentari; anche un consulente scientifico della commissione gli aveva privatamente confermato il giudizio; la mimica della mano di Focardi mentre raccontava il fatto diceva “non ti curar di loro ma guarda e passa”.
A distanza di due anni il pensiero di Focardi sul tema è maturato, ora esprime vera preoccupazione. Consiglio di ascoltare una recente intervento di Filippo Focardi, nell’ambito della presentazione del suo libro “Nel cantiere della memoria” che si può seguire su ( https://www.youtube.com/watch?v=o-W3UROYQb4&t=6276s ). La conferenza è tutta interessante per capire come ragionano questi ambienti, ma a chi avesse poco tempo consiglio di ascoltare solo il minuto 1:47:00 – 1:48:15. Focardi in quel minuto sintetizza lo scontro tra la posizione europea, guidata dalla Germania, che condanna i totalitarismi comunista e nazista, e quella della sinistra anche italiana, aggrappata al solo antifascismo ed ora minoritaria in Europa. Focardi constata che il Parlamento Europeo, equiparando il comunismo ed il nazismo, cancella il mito anche italiano di una resistenza comunista “buona” e conclude con un passaggio retorico: “Non si può equiparare Berlinguer ad un aguzzino della Stasi”.Purtroppo per Focardi la risposta a questa affermazione l’aveva già data Norberto Bobbio che nell’intervista sull’Unità di cui prima spiega che: “…non c’è paese in cui sia stato instaurato un regime comunista ove non si sia imposto un sistema di terrore. Possono variare i meccanismi dell’esercizio del terrore, la quantità e la qualità delle vittime, ma è dovunque, ripetiamo con forza, dovunque, identica la spietatezza, l’arbitrarietà e l’enormità nell’uso della violenza per mantenere il potere”Quindi c’è una differenza tra un aguzzino della Stasi e Berlinguer: la Stasi era saldamente al potere in Germania, Berlinguer non c’è fortunatamente riuscito in Italia grazie ai patti di Yalta. I comunisti “buoni” sono solo quelli che ancora non hanno il potere. Noi giuliano dalmati abbiamo avuto il “privilegio” di provare un regime comunista con tutte le sue atrocità.A differenza di Focardi, Norberto Bobbio ha colto bene il terribile meccanismo che accomuna le due ideologie totalitarie: “Il meccanismo della ideologia dello sterminio consiste proprio nella disumanizzazione: non uomini per i nazisti gli ebrei, non uomini per i comunisti i nemici di classe”.Tornando a Tomaso Montanari, ritengo che lui sia libero di esprime le sue opinioni, anche le più inaccettabili. Il problema non è lui, ma chi lo ha eletto alla carica di Rettore. Per spiegarmi faccio un esempio ora di attualità: un no-vax deve essere libero di sostenere le proprie tesi, anche le più fantasiose. Non è però ammissibile che lo stesso personaggio vada a dirigere una scuola di formazione per futuri medici svolgendo così una funzione totalmente diseducativo.
Analogamente Tomaso Montanari può liberamente dichiarare quello che pensa, ma è ammissibile che venga scelto come Rettore di una Università dove può influire sulla formazione dei giovani?Quindi il quesito che si pone è: quale ambiente si è sviluppato all’interno dell’Università per Stranieri di Siena, tale da indurre la quasi totalità dei votanti ad esprimere la preferenza per Tomaso Montanari quale Rettore? Erano così impegnati nelle loro attività da limitarsi a scorrere il pur pregevole programma di mandato senza accorgersi dello scarso equilibrio di Montanari nel trattare temi sensibili? Oppure, fatto ancora più preoccupante, condividono in massa le idee di Montanari? Anche se l’attuale normativa rende ora impossibile intervenire, spero che chi abbia autorità in materia si ponga il problema.
Guido Giacometti
Coordinatore dell’Anvgd per la Toscana