E’ in questi giorni nelle sale cinematografiche “Il cattivo poeta” l’opera prima di Gianluca Jodice dove il protagonista è Gabriele D’Annunzio, magistralmente interpretato da Sergio Castellitto.
Un’opera molto accorta che racconta gli ultimi due anni di vita del poeta con un’attenta ricostruzione dei luoghi e delle situazioni. Il Vittoriale assume un punto centrale delle riprese, una location irrinunciabile visto che il Vate ormai viveva da tempo in questa sorta di esilio sul Lago di Garda.
Un film che merita attenzione, ma che pone anche una domanda: c’è per caso qualche riferimento nel film all’impresa di Fiume o magari all’Istria? Fiume viene citata due volte nel film, forse in maniera marginale, ma con una certa enfasi, quasi a significare che quell’impresa rimarrà sempre nel cuore di D’Annunzio, anche se erano passati quasi vent’anni.
La prima volta avviene nella seconda parte del film in un dialogo tra Luisa Baccara (interpretata da Elena Bucci) e il federale di Brescia, il giovane Giovanni Comini (l’attore Vincenzo Patanè). Luisa Baccara, signora del Vittoriale, musa e amante fedele di D’Annunzio parla dell’intenso periodo fiumano, quando si era davvero avanti con la storia. Si cita, in qualche modo, la carta del Carnaro, si ricorda che c’era già il divorzio e il voto alle donne. In fondo si tratta di tempi gloriosi e irripetibili, quando il Vate aveva raggiunto un apice importante nel suo percorso di popolarità.
E questo viene corroborato in un’altra scena successiva, quando D’Annunzio è ancora più vecchio e stanco e viene informato che un gruppo di reduci di Fiume è venuto a trovarlo. Per loro fa un’eccezione e vuole incontrarli a tutti i costi: l’impresa di Fiume rimane un evento importante per lui. E così viene vestito per bene e per fare gli ultimi passi verso il balcone butta via le stampelle, perché rimane sempre il Comandante. Anche se il discorso che poi farà è davvero senza speranza perché ormai ha capito che l’abbraccio con Hitler sarà mortale per Mussolini e per l’Italia.
Nel film ci sono anche dei passaggi, seppur minimi, dove l’Istria e il confine orientale sono citati anche senza essere nominati. Si tratta delle scene in cui si parla del Ministro dei Lavori Pubblici Giovanni Cobolli Gigli, nato a Trieste ma di origine capodistriana, interpretato da Marcello Romolo.
Il federale di Brescia Comini lo incontra per un aiuto alla sistemazione dell’anfiteatro all’interno del Vittoriale. Comini mente e per lusingare il ministro gli dice che D’Annunzio ha considerazione di lui, anche per i suoi luoghi d’origine e per il passato irredentista. E questo discorso ha un effetto immediato con il ministro che si dichiara disposto, da subito, ai lavori per il Vittoriale.
Alessandro Cuk
Critico cinematografico e Vicepresidente nazionale Anvgd