La mattina del 13 marzo è stato rinvenuto presso il cantiere del vecchio Palazzo di Giustizia di Lecco il cartello di «Riva Martiri delle Foibe». Il fatto non è nuovo. La targa che identifica il tratto di Lungolago che conduce al Monumento ai Caduti è infatti già stata strappata in più occasioni in prossimità delle celebrazioni del «Giorno del Ricordo» (10 febbraio). Onorando gli italiani – di Istria, Fiume e Dalmazia – che perirono soprattutto fra il 1943 e il 1945 per effetto delle persecuzioni titoiste e scelsero subito dopo la sofferta via dell’esodo, il Comune di Lecco ha meritatamente scelto di colmare un assordante silenzio e di compiere un atto di giustizia a lungo atteso, nello spirito della Legge 30 marzo 2004, n. 92 – istitutiva fra l’altro dello stesso «Giorno del Ricordo» e in sintonia con altri numerosi Comuni italiani.
Gli ignoti asportatori invece sembrano purtroppo rimasti ostaggio di ideologie antistoriche che, a più di cinquanta anni da quei tragici avvenimenti, nello loro manifestazioni nulla hanno a che spartire con quanti si impegnano a ricordare compiutamente un importante capitolo della storia del nostro Paese.
Giova tuttavia ricordare che, a dispetto di simili ripetuti vandalismi, la popolazione di Lecco e Provincia si mostra invece ormai conscia di come siano maturate le condizioni per riflettere su quelle drammatiche vicende senza ipocrisie e senza riserve mentali. Il cammino compiuto dal nostro Paese nel segno dei valori della Costituzione – patrimonio riconosciuto e partecipato da tutti gli italiani – assicura la serenità di giudizio e l’equilibrio necessari per guardare in modo consapevole e coerente alle vittime delle foibe e ai protagonisti dell’esodo. Non soltanto per dovere nei confronti di chi è scomparso o ha perduto la propria identità e i propri beni, ma forse prima di tutto per rispetto nei riguardi di noi stessi.
Valentina Pavan
Delegata ANVGD per la provincia di Lecco