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Il Conservatorio Tartini annuncia blitz musicali (Il Piccolo 29 ott)

La protesta contro la riforma Gelmini, nei prossimi giorni, si disputerà anche a «colpi» di note. Gli studenti del Conservatorio Tartini di Trieste hanno infatti espresso l’intenzione di aderire alle mobilitazioni studentesche allestendo dei «blitz musicali», ovvero dei concerti in piazza. Lo strumento scelto – senza dubbio il più affine alle loro corde – servirà, come spiega il rappresentante degli allievi del Tartini Tommaso Bisiak, «a far sentire la propria voce contro quei tagli che, già da tempo, hanno fortemente penalizzato il nostro settore».

«I problemi che concernono i Conservatori hanno una loro specificità che li differenzia da quelli delle facoltà universitarie – esordisce – lo scoglio maggiore è rappresentato anche dal fatto che siamo in pochi: appena 40mila in tutta Italia per 70 istituti. Ridurre più di così i finanziamenti a disposizione non è possibile: già l’ultimo depauperamento del Fus ci ha penalizzati moltissimo. Gli ostacoli, per noi, sono numerosi, a partire dal diploma che ancora non ci viene consegnato perchè il progetto grafico del documento risulterebbe bloccato. Sorvolo sull’ilarità che la situazione suscita negli ambienti di Vienna o Parigi quando i nostri neo-professionisti sono costretti a esibire, in sua vece, un certificato. Le orchestre, a livello nazionale, scompaiono e così pure i posti di lavoro. Sul fronte scuola si sta parlando in questi giorni di 180 mila esuberi: possiamo quindi immaginare la fine che farà l’insegnate di musica…Tra l’altro, sarebbe da chiarire se il famoso maestro unico sarà in grado di far apprendere agli allievi anche la pratica musicale». «Capita – prosegue -, tra le varie cose, che corsi di formazione-docenti avviati l’anno precedente non vengano più ritenuti abilitanti. Nel frattempo il Ministero parla di chiudere i conservatori perchè sono troppi. Ma qualcuno ha idea della severità delle selezioni? O del fatto che all’estero gli studi al Conservatorio hanno la stessa valenza di quelli universitari e che gli studenti percepiscono anche degli aiuti economici? L’Italia è lontana anni luce da queste realtà». «Magari avessimo dei problemi di precariato – conclude Bisiak – perchè sarebbe già qualcosa. Per noi, invece, il futuro semplicemente non c’è».

Dei problemi relativi alla formazione parla anche il direttore dell’istituto, peraltro statale, Massimo Parovel: «Gli organici nazionali del personale docente sono quelli, congelati e immutati, di 10 anni fa, cioè ante-riforma: 6.866 docenti (5.413 nei conservatori), di cui 90% stabili e 10% a tempo determinato. La situazione di stallo è gravissima, anche perchè il reclutamento è legato ancota alle vecchie classi di concorso, mentre i nuovi corsi del segmento superiore hanno moltiplicato le discipline di insegnamento e richiesto l’introduzione di oltre 100 specifici settori disciplinari». (ti.ca.)

 

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