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Il dilemma ”Quarnero” (Voce in più Dalmazia 14 mar)

di Mario Dassovich

L’entità regionale “Quarnero” è effettivamente qualcosa di più di una modesta espressione geografi ca o di una approssimazione giornalistica?
Una delle più autorevoli indicazioni in proposito sarebbe venuta non proprio molto tempo fa dal Francesco Semi di “Istria e Dalmazia, uomini e tempi”.
E la risposta del Semi all’interrogativo su accennato sarebbe stata essenzialmente la seguente:
“Una precisa delimitazione dei confini è geograficamente quasi impossibile; etnicamente, allo stato degli studi, pure; le vicende di questa zona nei secoli sembrano consigliare prudenza anche nel tracciare confini in base alle dominazioni succedutesi nel territorio, a partire dall’antichità quasi fi no ad oggi”.

Al di là della surrichiamata “prudenza” consigliataci, non potremmo comunque ignorare su questo tema i cenni più o meno brevi di vari Autori.
E così potremmo ancora leggere con interesse la seguente notazione del 1921 di Attilio Brunialti:
“Il Golfo dell’Adriatico che si sprofonda dopo il canale d’Arsa, specie avvicinandosi alla città di Fiume (…) fu sempre famoso per l’infuriare di sùbite procelle, terrore dei naviganti più esperti, per il mite incanto delle sue spiagge vestite di perpetuo verde, per il puro azzurro del cielo e delle acque che fa pensare alla Grecia”.

Invece, fra forti dubbi e contestazioni (dell’anno 1925), Giotto Dainelli si sarebbe sentito in dovere di scrivere:
“Bisogna richiamare quanto si dirà a proposito della Dalmazia, e quanto allora si dovrà affermare: essere, essa, come una grande fascia prevalentemente calcarea, come un basso zoccolo roccioso, al piede dell’erto pendio di una catena montuosa, quella che dalle Dinariche più meridionali si continua verso settentrione, per i Velebiti, fi no
alla cresta culminante del Monte Nevoso”.

Si dovrebbe arrivare poi al 1927 per leggere i seguenti accenni di Amy A. Bernardy:
“… Apriano, Castua, Fiume, Portoré, Veglia, Segna: una serie di nomi romani che non ha quasi bisogno di commento e di traduzione”.
“Alla Fiumara c’era probabilmente (…) un ponte di barche o altro modo di traghetto, poi la strada correva per la costa fino a Segna, passando per Cirquenizza e Novi”.
Infine ecco quanto avrebbe dettato fra l’altro Elio Migliorini (“El. M.”) per il volume dell’Enciclopedia Treccani del 1935:
“In senso lato la denominazione di Quarnaro (sic!, N.d.R.) si riferisce a quel golfo dell’Adriatico che ha nel suo vertice settentrionale Fiume e comprende le acque che si trovano tra la costa orientale dell’Istria, il litorale dalmata sino a Iablanazzo (Jablanaz) e le isole adiacenti fino a Punte Bianche (estremità settentrionale dell’Isola Lunga o Grossa)”.

Proprio il complesso di posizioni positive o negative, di dubbi, di perplessità, che traspaiono più o meno chiaramente dai contributi di vari Autori sul tema in questione, mi ha convinto dell’opportunità di un approfondimento in proposito: e ne sono scaturite le pagine del mio ultimo volume intitolato appunto “Il Quarnero fra geografia e storia. Il golfo, le riviere, le isole, la città capoluogo” (ediz. Del Bianco)

 

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