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Il futuro di Trieste in una prospettiva adriatica (Il Piccolo 13 mag)

Talvolta i momenti di crisi e di difficoltà sono utili. Costringono persone, popolazioni e Stati a riflettere criticamente su se stessi, a ripensarsi. L’attuale crisi economica, sociale e politica che sconvolge l’Italia e l’Europa ci obbliga a guardarci con realismo e crudezza. Con onestà dobbiamo constatare la crescente marginalizzazione e irrilevanza del nostro Paese nel contesto europeo ed internazionale. D’altra parte, rispetto alla marginalità della Penisola risalta la ritrovata centralità di Trieste, derivante dalla vicinanza geografica e culturale del Friuli Venezia Giulia rispetto al vero centro dell’Europa contemporanea, il mondo germanico. Per una società come quella italiana che ha bisogno di intensificare le proprie relazioni con l’Europa settentrionale e centro-orientale, la valorizzazione di città come Trieste e Gorizia, nodi nevralgici delle comunicazioni e dei trasporti del nostro Paese e naturale luogo di intermediazione fra Italia, Croazia, Slovenia e mondo germanico, ci pare sempre più necessaria ed urgente. I prossimi anni offrono, a nostro parere, l’opportunità per triestini, goriziani e istriani di proporsi come importanti soggetti delle relazioni fra Italia ed Europa.

 

C’è però da chiedersi se Trieste e queste regioni adriatiche, nel loro complesso, hanno le energie e l’ambizione di svolgere questo ruolo di protagonisti. E ciò riguarda gli italiani, gli sloveni e i croati: particolarismi, antagonismi ed esclusivismi nazionali ormai soprattutto retaggio di un passato superato e di una miopia strategica, inducono a porsi qualche interrogativo. Per quanto riguarda Trieste, colpisce l’osservatore la tendenza, presente in città, a trascurare e dimenticare la propria tradizione adriatica, a guardare molto verso nord, poco verso est, per nulla verso sud. Eppure come possono i triestini conquistare spazi di intermediazione, ruoli di interlocutori rispetto alla realtà tedesca se la Venezia Giulia e in generale, l’intera regione non coltivano intense relazioni con croati, serbi, montenegrini, albanesi e, allo stesso tempo, con le città adriatiche dell’Italia meridionale e centrale per presentarsi all’intera Europa quale punto di incontro fra mondi diversi, come quello centro-europeo, balcanico e mediterraneo?

 

La storia di Trieste ci indica che nei suoi periodi di massima prosperità la città si contraddistingueva per aver rapporti fortissimi con la Dalmazia, le coste montenegrine e albanesi, l’Italia meridionale. La crisi economica sta svegliando molti croati, albanesi, sloveni, serbi e bosniaci dalle illusioni degli anni Novanta, dalle speranze della conquista della prosperità trascurando ed ostacolando le relazioni con l’Italia. La crisi costringe tutti ad intensificare le relazioni di prossimità, i rapporti di vicinato, alla ricerca di una prosperità comune. L’Adriatico da mare di guerra nel Novecento deve sempre più divenire luogo di cooperazione fra i suoi popoli. Chi più di triestini, isontini e istriani può essere a suo agio in tale spazio economico e culturale? Eppure talvolta Trieste risulta ancora bloccata da un anacronistico, limitato e provinciali stico confronto con la Slovenia, come se fossimo ancora nel ’900; o dalla nostalgia di un antico rapporto privilegiato con l’Austria: sembra talvolta che si dimentichi l’importanza della prospettiva adriatica per la propria città, con rapporti sempre più intensi che si aprono in quella direzione.

 

L’imminente entrata della Croazia nell’Unione Europea rappresenta il segnale più evidente di questa opportunità. In ogni caso la constatazione del carattere periferico della nostra economia nel sistema europeo contemporaneo deve spingere il governo italiano a valorizzare la nuova centralità di Trieste, capoluogo del Friuli Venezia Giulia. Oggi più che mai l’interesse di queste nostre popolazioni coincidono con quelli degli italiani nel loro complesso: la centralità dell’Adriatico non è una velleità di qualcuno, ma è un fattore di sviluppo e di internazionalizzazione della politica estera del nostro Paese. E’ una prospettiva di “unificazione” in un comune spazio d’integrazione economica, culturale, politica: e ciò nell’interesse dell’Italia e dell’Europa. A questo progetto Trieste e in generale, gli italiani dell’Adriatico orientale possono dare certamente un loro significativo ed efficace contributo.

 

Stelio Spadaro e Lorenzo Monzali

“Il Piccolo” 13 maggio 2012

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