Le emozioni degli esuli e dei loro discendenti, la conferma del riconoscimento da parte delle istituzioni italiane della tragedia delle foibe e dell’esodo, la condanna di chi nega o ridimensiona queste tragedie, la conferma che il Giorno del Ricordo fa parte in maniera indissolubile del calendario civile della Repubblica italiana.
La cerimonia istituzionale del 10 Febbraio svoltasi presso il Senato della Repubblica, benché al cospetto di un pubblico ridotto per i noti motivi sanitari, ma in cui figuravano comunque il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la vicepresidente della Corte Costituzionale Daria De Pretis ed i Ministri Bianchi, Brunetta, D’Incà e Gelmini, ha confortato l’associazionismo degli esuli adriatici e contribuito a rafforzare nella comunità nazionale l’importanza della ricorrenza odierna, necessaria al recupero di una pagina di storia italiana troppo a lungo trascurata.
La Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati aprendo la cerimonia ha ricordato i recenti rinvenimenti di foibe in territorio sloveno e croato che hanno dimostrato la crudeltà del sistema repressivo titoista, capace di infierire su civili, donne, bambini e suore: «Storie tragiche come quella di Norma Cossetto – ha rimarcato la Senatrice – sono rimaste a lungo dimenticate perché le logiche della guerra fredda così volevano, pertanto la testimonianza dei sopravvissuti ed il desiderio di giustizia degli esuli hanno contribuito a trasformare un ricordo personale in memoria condivisa». La seconda carica dello Stato ha quindi riconosciuto l’importante lavoro di sensibilizzazione e di divulgazione che le sigle aderenti a FederEsuli compiono tutto l’anno.
Assente per motivi di salute il Presidente della Camera Roberto Fico, il quale ha comunque rilasciato dichiarazioni di condanna nei confronti di chi mistifica le stragi delle foibe, è stato il vicepresidente di Montecitorio Ettore Rosato ad intervenire, definendo la Legge 92 del 2004 istitutiva del Giorno del Ricordo un atto di verità e di giustizia dopo decenni di distorsione, negazione e indifferenza nei confronti di quanto successo ai nostri connazionali del confine orientale. Il deputato triestino ha espresso gratitudine per gli esuli, poiché hanno aiutato con la loro tenacia a costruire una memoria che oggi è condivisa: «Dobbiamo respingere con sdegno le accuse che vengono mosse al Giorno del Ricordo – ha affermato Rosato – perché non siamo qui per assegnare colpe e ragioni, bensì per ricordare italiani uccisi, gli esuli privati della loro dignità, delle loro radici e delle loro proprietà e le persecuzioni dei rimasti. Ferma restando la condanna incondizionata della snazionalizzazione fascista e dei crimini nazifascisti, noi oggi dobbiamo guardare ai Presidenti Mattarella e Pahor che si tengono per mano, compiendo un gesto semplice, ma significativo e privo di retorica»
L’attrice Isabel Russinova ha quindi letto alcuni toccanti passaggi tratti dalle opere di Nelida Milani “Verde acqua” e “Di sole, di vento, di mare”, da cui sono emerse le terribili condizioni di vita nel Campo Profughi allestito al Silos di Trieste e la lacerazione vissuta nel distacco degli esuli giuliano-dalmati dalla terra in cui erano radicati da secoli.
«Abbiamo sentito il Presidente Mattarella vicino al nostro mondo per tutta la durata del suo primo mandato – ha quindi esordito nel suo intervento il Professore Giuseppe de Vergottini, Presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati – e siamo contenti di averlo ancora al nostro fianco. Il Parlamento nel 2004 ha sanato una frattura che riguardava il vissuto degli esuli, per i quali l’identità nazionale prima di tutto è di carattere culturale e non può essere messa in discussione» Il rappresentante di FederEsuli ha quindi specificato che adottando ragionevolezza e buon senso si può discutere di tutto con tutti, è anzi necessario riflettere sulle responsabilità delle classi dirigenti italiane negli anni in cui si consumarono le tragedie delle foibe e dell’esodo, ma è assurdo chiedere di sospendere una legge approvata quasi all’unanimità dal Parlamento. «Ringrazio, infine, il Parlamento – ha proseguito de Vergottini – che ha votato il rifinanziamento della legge che sostiene le attività di ricerca delle nostre associazioni ed esprimo il ringraziamento al Ministero dell’Istruzione per l’attività di formazione dei docenti riguardo la nostra storia: solo così si può riversare sulle nuove generazioni la conoscenza necessaria a ricordare»
La voce, le emozioni e le speranze degli esuli sono state portate nella cerimonia istituzionale dalla Prof.ssa Donatella Schürzel, Vicepresidente vicario nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ed esule di seconda generazione, nata e cresciuta al Quartiere giuliano-dalmata di Roma, ove oggi presiede il comitato provinciale di Roma dell’Anvgd: «I nostri padri ed i nostri nonni trovarono la forza – ha spiegato la dirigente nazionale dell’Anvgd – per abbandonare la propria terra, i propri averi, la propria vita perché non potevano vivere sotto una nuova forma di totalitarismo, passando dal fascismo al comunismo. L’esodo rappresenta una devastante frattura nella storia dell’italianità adriatica, ma quella del confine orientale è una vicenda che va studiata nel lungo periodo» La Schürzel ha quindi evidenziato che nonostante tutte le privazioni subite la comunità della diaspora giuliano-dalmata ha continuato ad avere fiducia nello Stato e la Legge del Ricordo ha rappresentato almeno una forma di risarcimento per i danni morali: «Le generazione dell’Esodo – ha sottolineato ancora – non ci ha trasmesso né odio né rancore, bensì l’amore per la nostra terra e le nostre origini, per cui noi abbiamo poi contribuito a realizzare il riavvicinamento con i nostri fratelli di là dal mare, come mi piace definire gli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia che durante il regime jugoslavo hanno vissuto la condizione degli esuli in casa propria».
Hanno completato la cerimonia gli intermezzi musicali con la viola del maestro Francesco Squarcia, nato a Fiume, e le premiazioni degli studenti vincitori del Concorso scolastico nazionale 10 Febbraio, ma soprattutto l’intervento del Presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale ha rilevato che il Giorno del Ricordo «ci impone di fermarci e riflettere sulle terribili sofferenze degli italiani nell’Alto Adriatico. Oggi commemoriamo le donne e gli uomini uccisi per mano dei partigiani jugoslavi e del regime di Tito». Affinché tragedie simili non si ripetano né in Italia né in Europa, Draghi ha evidenziato la necessità di indagare sulle cause profonde di quanto è accaduto: «Dietro alle pagine di storia ci sono le persone, con le loro vite ed i loro traumi: le foibe hanno rappresentato la sconfitta di un mondo libero e aperto. Per rispetto delle vittime, che furono sia italiane sia slave, dobbiamo assicurare le condizioni per la coesistenza tra nazioni e persone»
Lorenzo Salimbeni