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Il Giorno del Ricordo pietra tombale (Il Piccolo 19 feb)

LETTERE

Il 10 febbraio si è celebrato il Giorno del ricordo istituito per rimediare ad oltre 60 anni di «secretazione » dei governi italiani e dei mezzi di comunicazione relativamente agli eventi al Confine orientale. Puntualmente, per contestare la realtà storica di quanto è avvenuto, si attivano negazionisti e riduzionisti. La distorsione postuma della verità serve a coloro che erano politicamente orientati a favore degli slavo-comunisti e che allora favorirono l’avanzata balcanica sulle nostre terre.

Ridimensionare la realtà serve anche ai politici non di sinistra per giustificare oltre 60 anni di meschini compromessi italo-jugoslavi a danno degli esuli. Le celebrazioni del 10 febbraio restano penosamente riduttive rispetto alle buone intenzioni dei promotori.

Si è cercato di far conoscere le verità storiche (foibe ed esodo) agli «altri italiani», ma con scarso impegno anche per l’integrazione storica prevista nei testi scolastici.

Le rievocazioni hanno mancato soprattutto di evidenziare che a realizzare il biblico esodo dei 350.000 non sarebbero state sufficienti le «foibe» del 1943 e 1945, ma che è stata attuata una «pulizia etnica» nei territori occupati o annessi con le successive e prolungate violenze sulle nostre pacifiche popolazioni, ampiamente testimoniate anche da documenti storici fra i quali la Dichiarazione tripartita, le dichiarazioni dell’insospettabile Milovan Gilas sulla sua missione in Istria, il vanto di Tito di aver esiliato «oltre 300.000» istriani e le testimonianze del vescovo Santin.

È solo questione di tempo il compimento del nostro «genocidio»: «crimine di diritto internazionale che (le parti contraenti) si impegnano a prevenire e a punire». Così il testo approvato dall’Assemblea generale dell’Onu già il 9 dicembre 1948. Detta condanna risulta estesa anche al «tentativo di genocidio» ed alla «complicità » nello stesso. A tale proposito, i governi italiani di qualsiasi colore sono corresponsabili, per non aver mai difeso i loro cittadini, bersaglio di tale delitto, lesi nei loro diritti umani.

Slovenia e Croazia hanno decretato la restituzione dei beni da loro espropriati «durante il regime comunista jugoslavo», limitandola ai loro cittadini, con l’esclusione degli esuli italiani. Detta discriminazione, vietata dai fondamenti della Cee-Ue non ha ostacolato l’entrata della Slovenia e quella prossima della Croazia nell’Europa. Solo l’eliminazione da Lubiana e Zagabria di tale discriminazione col conseguente significativo ritorno degli esuli nelle loro proprietà, potrà interrompere il compimento del genocidio condannato solo sulla carta.

Il Giorno del ricordo diventa la pietra tombale delle nostre speranze di giustizia, se non reclama la doverosa riparazione che ogni delitto richiede, per cancellare, nei limiti del possibile, le conseguenze delle violenze subite.

Italo Gabrielli

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