di ANDREA MARSANICH
FIUME Sensibilmente migliorati dopo l’ uscita di scena del premier croato Ivo Sanader, nel luglio 2009, rischiano nuovamente di incrinarsi i rapporti bilaterali fra Slovenia e Croazia, che hanno affidato ad un arbitrato internazionale la soluzione del contenzioso del golfo di Pirano. Agli inizi del 2011 è entrato in vigore in Croazia il nuovo Regolamento sulla delimitazione delle zone di pesca nelle acque territoriali croate, che ricalca il vecchio documento di sei anni fa.
Le aree di pesca continueranno ad essere 11 e fin qui nulla di male, con la precisazione (questa sì destinata ad irritare Lubiana) che il golfo di Pirano – o valle di Salvore come la definiscono i croati – è diviso esattamente a metà, passandovi la linea di “confine” tra i due Paesi. Come ben noto, la Slovenia ritiene che le appartenga tutto il golfo, garantendole così l’ indisturbato accesso alle acque internazionali. Gli esperti croati (idem i politici e l’ opinione pubblica) sono invece dell’ avviso che il loro Paese abbia diritto esattamente alla metà del vallone. Accapigliatesi per quasi 20 anni sul contenzioso marittimo, Croazia e Slovenia hanno demandato la soluzione del problema ad un arbitrato internazionale, fissato dall’ accordo firmato a fine 2009 dai premier, sloveno Borut Pahor e croato Jadranka Kosor e quindi ratificato dai rispettivi Stati. Fino a quando non sarà emessa la sentenza, Croazia e Slovenia hanno l’ obbligo di astenersi da dichiarazioni o iniziative che possano far aumentare la tensione, minacciando lo stesso arbitrato.
Purtroppo il nuovo regolamento va in questa direzione e potrebbe nuocere ai rapporti di buon vicinato, confermati nel 2010 – tra l’ altro – dall’ assalto dei turisti sloveni ai centri di villeggiatura croati. Non per nulla la vertenza del golfo aveva visto Lubiana bloccare nel 2008 i negoziati della Croazia per l’ adesione all’ Unione europea, trattative che avevano ottenuto il via libera da Lubiana soltanto dopo la firma dell’ intesa Kosor – Pahor. Da rilevare che il nuovo regolamento non cita la Zona in regime di tutela ittico – ecologica nel mare Adriatico e che Zagabria non applica nei riguardi dei Paesi comunitari. La linea di demarcazione nel golfo di Pirano potrebbe però invertire il trend dei rapporti amichevoli, soprattutto se Lubiana accuserà i vicini di “pregiudicare nuovamente la fissazione del confine marittimo tra i due Paesi”. Contattati dai giornalisti, i responsabili del ministero croato degli Esteri e delle Integrazioni europee non hanno voluto commentare il documento sulle zone di pesca, rilevando che ciò è di competenza del ministero che l’ ha formulato, quello dell’ Agricoltura e Pesca. Dal canto loro, i responsabili di questo dicastero hanno dichiarato di non avere alcuna competenza sulla vertenza croato – slovena riguardante il golfo, aggiungendo di avere bisogno di ulteriori consultazioni per esaminare quelal parte del regolamento relativa al vallone piranese. Insomma, un palleggio di responsabilità, mentre si attendono le prime reazioni dalla capitale slovena.