Lo scorso anno il Comitato provinciale di Vicenza dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia è intervenuto sul tema foibe ed esodo alla presenza dei ragazzi della terza media di Arzignano e Montorso Vicentino.
Ci conforta pensare che, forse, tale intervento abbia contribuito a suscitare interesse. Chi lo avrebbe mai detto che nel 2023 gli stessi ragazzi si sarebbero impegnati alla stesura di un racconto collettivo coordinati dai loro educatori, un romanzo dal titolo “La foiba dei ragazzi” edito da un’importante casa editrice come Loescher Editore di Torino?
Quando gli studenti vogliono studiare e comprendere i misteri delle foibe e dell’esodo istriano, fiumano e dalmata: un sentito ringraziamento dell’ANVGD di Vicenza al Preside dott. Pier Paolo Frigotto e al gruppo di educatori che hanno coordinato la stesura del progetto.
Applausi scroscianti a Lonigo per Cristicchi e il suo “Magazzino 18” del decennale
Dieci minuti di applausi scroscianti, un brivido lungo. Tutti in piedi in platea e nei palchetti: Simone Cristicchi con il suo Magazzino 18 ha conquistato anche il pubblico del Comunale di Lonigo, a conferma che quest’opera
(tornata sulla scena in occasione del suo decennale, per raccontare anche a una nuova generazione il dramma dell’esodo giuliano dalmata) ha il grande dono di coinvolgere emotivamente chi vi assiste. Riportandolo indietro nella storia per cogliere il dolore di un popolo, quello appunto di Istria, Fiume e Dalmazia, che per oltre mezzo secolo ha dovuto sopportare (e lo ha fatto con grande dignità) il silenzio e l’oblio su questa propria vicenda, che è stata una delle ferite più gravi inferte all’Italia durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Una vicenda che negli ultimi anni, rendendo giustizia alla memoria, è stata finalmente restituita alla coscienza collettiva, grazie al mutato clima politico internazionale creatosi dopo la caduta del Muro di Berlino e
soprattutto dopo l’istituzione nel 2004 del Giorno del ricordo.
Questo spettacolo di Simone Cristicchi e di Jan Barnas (coautore del testo, tratto dal libro Ci chiamavano fascisti, eravamo italiani), venne presentato per la prima volta a Trieste il 26 ottobre 2013 e finora è andato in scena più di 500 volte, in Italia e all’estero. Il tour del decennale, iniziato il 9 febbraio scorso al Rossetti di Trieste e che ha già fatto tappa in vari palcoscenici del Veneto, continuerà nei prossimi giorni in Alto Adige per poi concludersi a
Bergamo il 26 e 27 febbraio. ”Ma continuerà ad essere riproposto anche in futuro – ha assicurato a fine spettacolo Cristicchi – magari l’anno prossimo in questo periodo”. Una buona notizia per i tanti che in questi giorni si sono
trovati di fronte al tutto esaurito ad ogni appuntamento in calendario. Sarà così anche stasera (19 febbraio) a Zero Branco.
Lo spettacolo – un musical civile costruito con grande rigore storico e la volontà di guardare oltre le divisioni generate in quel periodo – ha contribuito alla conoscenza delle tragiche vicende che nell’immediato dopoguerra hanno avuto come teatro le regioni del confine orientale. Terre tormentate, già durante il periodo fascista (che a sua volta usò la mano pesante contro le popolazioni slave, proibendo anche l’uso pubblico delle rispettive lingua), poi assegnate alla Jugoslavia di Tito. Non prima di aver seminato altri lutti, come quelli legati alle foibe, dove perirono almeno 10-15mila italiani.
Cristicchi ha tolto il velo alla storia più di cento convegni messi insieme. E’ la forza del teatro e della musica. Cristicchi ha saputo puntare dritto al cuore dello spettatore, perché il racconto scenico alterna momenti leggeri ai più drammatici – come quello che ripropone la strage di Vergarolla di Pola, dove il 18 agosto 1946 persero la vita oltre cento italiani (in prevalenza bambini) per l’esplosione di un deposito di mine durante la festa in spiaggia
organizzata dalla società Pietas Julia, attentato di chiara matrice Ozna (la polizia segreta di Tito) seppur l’indagine non è mai approdata a un risultato; strage che convinse la popolazione italiana di Pola e dell’Istria a lasciare le
proprie terre.
Lo spettacolo ha uno sfondo delicato e poetico ed è proposti da Cristicchi con sensibilità ed equilibrio, ma senza indulgere quando è il momento di raccontare certe verità storiche. Come il trattamento riservato agli esuli al loro arrivo in Italia, tacciati come fascisti. Loro che per difendere la propria identità avevano lasciato ogni cosa, portandosi dentro un carico di sofferenza che sarebbe durato per tutta la vita.
La storia parte dal Porto Vecchio di Trieste dove c’è un luogo della memoria particolarmente toccante: il Magazzino 18. Cristicchi lo conobbe grazie al DIrettore dell’Irci Piero Del Bello. Una sedia, accatastata insieme a molte altre, porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”; simile la catalogazione per un armadio e poi materassi, letti e stoviglie, quaderni e fotografie, giocattoli e altri oggetti, altri numeri.
Le masserizie che “parlano”- lo spirito delle masserizie, si dice nello spettacolo – simbolo di tante vite interrotte dalla storia e dall’Esodo: con il Trattato di Pace del 1947 l’Italia perse vasti territori dell’Istria e della fascia costiera adriatica e circa 350 mila persone scelsero – davanti a una situazione dolorosa e complessa – di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane, nonostante anche le pietre raccontino di un plurisecolare passato romano, poi veneziano e poi italiano. Terre plurali che non hanno mai conosciuto pace e che solo oggi sembrano avviate a un’auspicata strada di crescita comune. In questo senso va letta anche la recente apertura del confine sloveno-croato per l’ingresso – avvenuto il 1° gennaio – della Croazia nell’area Schengen.
Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale e quanta sofferenza intere famiglie impacchettarono le loro cose lasciandosi alle spalle le case, le città, le radici. Davanti a loro difficoltà, paura, insicurezza, e tanta nostalgia come quella che pervade lo spettacolo di Simone Cristicchi.
Alla fine l’artista romano si è volentieri concesso al pubblico per un autografo, una foto o una battuta per stemperare la forte emozione di fine spettacolo. Sullo sfondo il bel teatro leoniceno, sapientemente restaurato trent’anni fa, la cui storia è raccontata attraverso manifesti e foto d’epoca esposte nel bar interno, il bar Verdi…
Renato Malaman
Fonte: laPiazzaweb.it – 19/02/2023
Principali eventi del Giorno del Ricordo 2023 in cui è intervenuto il Comitato Anvgd di Vicenza a partire dalla cerimonia del 3 febbraio scorso nel capoluogo berico.