Dalla piccola frazione di Bevilacqua agli orrori delle foibe. Il tragico destino di un maestro elementare di Marega, ucciso in Dalmazia dai partigiani di Tito durante la seconda guerra mondiale, riemerge dal silenzio della storia grazie alle ricerche di una nipote, diventate ora un libro edito da Il Calamo: «Vedessi Aurelia che serata! Lettere da Zirona Piccola di Severino Scarabello e la scuola italiana a Spalato dal 1941 al '43». Oggi quell'insegnante avrebbe 86 anni.
Era nato e viveva in via Codalunga: poi negli anni '30 si era spostato a Roma per poi trasferirsi a Zirona Piccola, in Dalmazia, dove aveva cominciato ad insegnare. Nell'agosto del 1943 venne rapito e con ogni probabilità fucilato. Ad oltre sessant'anni dalla sua morte sulle tracce del maestro s'è messa Eleonora Scarabello. Il primo obiettivo della 32enne romana era quello di recuperarne la salma, sepolta chissà dove e a tutt'oggi non ancora ritrovata. Poi la tenacia e la passione l'hanno portata a ricostruire la vita di suo nonno, strappando dal cestino dell'oblio una delle molte e anonime tragiche storie di quel periodo che si intreccia con il capitolo oscuro delle foibe durante il conflitto mondiale.
L'Aurelia del titolo è il nome della moglie di Severino Scarabello, alla quale il marito aveva spedito parecchie lettere dalla Dalmazia cariche di emozioni semplici e quotidiane, che sono state il punto di partenza della ricerca della nipote. Il percorso di studio e di stesura del libro ha richiesto quattro anni, durante i quali la Scarabello ha fatto anche un piccolo viaggio che l'ha portata fin nella Bassa, a far visita ad una cugina di suo nonno: Maria Balbo, l'ultima parente rimasta a Marega.
«Ho trovato un paesaggio differente», racconta la scrittrice, «fatto solo di pianura. Mi è piaciuto moltissimo. Mio nonno era partito da lì per Roma, e da Roma per la Dalmazia, anche perché lo stipendio sarebbe stato migliore. Nelle lettere raccontava dell'amore che lo legava alla gente dell'isola».
Oggi Zirona Piccola è mèta dei velisti che la descrivono come «simile ad un atollo tropicale: campi di sabbia bianchissima su praterie di poseidonia». Difficile immaginarla teatro di uno dei tanti orrori dell'ultima guerra mondiale. In quel lontano agosto Severino Scarabello fu rapito e portato via in barca dai partigiani di Tito. Un ex collega disse di averlo visto fucilare. «Fu uno dei primi segnali di quello che sarebbe poi accaduto a settembre», spiega la nipote, «ma a nessuno è stato ordinato di rientrare per la paura che l'Italia facesse la figura della sconfitta».
La storia del maestro di Marega, e il suo tragico epilogo, non è stato un caso singolo: la stessa sorte è toccata ad altri suoi ex colleghi. Così Cipriani, coautore del libro e dirigente della Società dalmata di storia patria di Roma, ha voluto affrontare nel testo anche il problema dell'istituzione scolastica in Dalmazia, a Spalato in particolare, nel periodo dell'occupazione italiana.
Alberto Cogo