Devo nuovamente chiedere scusa alla redazione e ai lettori per il fatto di scrivere anche per La Voce dello stesso tema di cui scrivo per gli altri giornali con cui collaboro: il Glas Istre, il Primorski dnevnik, le Primorske novice, il bisettimanale zagabrese di cultura Vijenac.
Il tema è il nuovo museo triestino: il Civico Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata che ha suscitato aspre reazioni nelle opinioni pubbliche croata e slovena.
Visto come è stato chiamato, mi attendo di trovare in esso Marulić e Držić, con la loro letteratura in lingua croata e italiana. Mi attendo copia delle poesie di Zvane Črnja, Enrico Morovich, Mate Balota e Guido Miglia.
Mi attendo le opere d'arte di Vincenzo e Giovanni da Castua, di Bernardo Parentin, di Petar Crnobori e Antun Motika. Mi aspetto pure i magnifici orecchini veneti (dalmati) o i bottoni con i "puntini" d'oro o d'argento e il berretto morlacco…
Mi aspetto su un CD le melodie istriote e croate, desidero vedere e sentire i nostri grandi compositori – Smareglia, Ronjgov, Zlatić, le cantilene rovignesi da Piero Soffici e Richi Bosazzi e lo "jazzistring" di Tamara Obrovac (nuovamente in due lingue!)…
Il Museo è pienamente legittimo, naturalmente. Nel contempo è parziale – solo in quanto in esso NON SI TROVA LA CIVILTÀ ISTRIANA, FIUMANA E DALMATA, ma una parte, soggettiva e unilaterale, della tragedia di questa stessa civiltà…
E mentre mi chiedo di cosa si tratti, mi viene in mente l'idea di realizzare da qualche parte (perché no nella stessa Trieste) IL MUSEO DI TUTTI I MUSEI ISTRIANI. Potremmo chiamarlo ad esempio: "Museo dei conflitti e della convivenza: Istria 1848 – 1954".
Ovviamente molti si chiederanno perché in parte degli istriani tale Museo abbia suscitato una così forte reazione di rigetto ed anche la mia?
Riflettendo su questo ho letto su Il Piccolo il lungo articolo di Paolo Rumiz e mi sono ricordato che la cosa migliore in questa circostanza, viste le nevrosi e le psicosi sviluppatesi nuovamente nell'ambito di una parte degli istriani, è quella di discutere indirettamente con Rumiz:
"A due settimane dal Giorno della Memoria,…ritorna il Giorno del Ricordo dedicato agli esuli… Torna con la sua carica di emozioni forti e il suo seguito di dispetti diplomatici fra Italia, Slovenia e Croazia… Ma a mio avviso quella tra le foibe e il lager triestino e una falsa simmetria… Da noi tutto è soggetto a lifting, dalla faccia dei primi ministri alle leggi finanziarie: figurarsi il Ventennio…"
Perché la Croazia e la Slovenia non hanno una posizione? Ce l'hanno eccome: formalmente si richiamano alla LPL e al fascismo italiano, ma parallelamente (come la destra italiana) avviene di fatto la riabilitazione dei fascismi locali. Naturalmente mettere insieme le foibe e la Risiera non è una forma di bilanciamento normale, ma non lo è nemmeno quella di mettere insieme Bleiburg e Jasenovac!
"Invece l'antislavismo resta un pregiudizio vivo a Nordest e Trieste continua a essere un tappo formidabile sulla Ostpolitik italiana…
Chi parla delle repressioni nella Trieste operaia, degli assalti agli sloveni e della loro lingua negata? Chi dei cognomi italianizzati in massa. O dei lager del Duce dove tanti bambini stranieri morirono di stenti tra il '41 e il '43? Silenzio indecente su tutto, anche sui 300 criminali di guerra mai passati in giudicato, o sugli squadristi riabilitati nel dopoguerra. Il risultato è che oggi l'Italia accetta di celebrare le foibe evocando solo la barbarie slava e ignorando quella iitaliana… E il giorno del Ricordo potrà creare tensioni ancora a lungo. A meno che non sia proprio questo che si vuole…"
Devo essere cattivo; ora che non c'è più l'Ostpolitik, come mai la Croazia e l'Italia ufficialmente vanno d'accordo così bene, forse perché la demonizzazione del comunismo (antifascismo) rappresenta lo sforzo congiunto delle due destre nazionali?
Perché esiste anche il consenso, di tipo ideologico, non soltanto sul fronte di destra; la sinistra italiana ha accettato di adeguarsi alla retorica della destra ed un simile consenso sussiste sia in Croazia sia in Slovenia!
Situazione paradossale in Italia, situazione paradossale in Croazia e Slovenia e rivisitazione antistorica della storia; per tale motivo sembra quasi che la commissione di storici sloveno-italiana non si sia nemmeno mai riunita – in quanto il suo rapporto conclusivo in realtà non esiste; esso NON È UNA CONCLUSIONE COMUNE, quale piattaforma per la riconciliazione adriatica, in quanto l'Italia non l'ha mai accolta politicamente.
Rimane l'Istria con il suo generico antifascismo quale genre de vie, rimane l'Istria con la sua convivenza e multiculturalità, rimane però anche una parte di Trieste, quella rumorosa e aggressiva che vuole presentare una parte della storia quale unica storia e questo provoca nuove divisioni.
E per tale motivo, ripeto, facciamo il Museo di tutti i Musei, con uno sforzo comune, in quanto l'Istria può farlo, soltanto l'Istria, a prescindere da quello che diranno Roma, Lubiana e Zagabria…
Milan Rakovac