Benedetto XVI a Zagabria pregherà per Stepinac
Durante la visita del 4 e 5 giugno il papa celebrerà il discusso cardinale croato L’appello del pontefice: «Chiedete all’Europa il rispetto della vostra identità»
Fra ustascia e titini, la figura di un religioso che divide gli storici
La figura di Alojzije Stepinac, arcivescovo di Zagabria dal 1937 al 1960, ancor oggi divide gli storici. C’è chi sostiene che avrebbe protetto gli ebrei croati, con magri risultati: 31mila furono quelli eliminati dalla Croazia di Pavelic, solo 8-9mila i sopravvissuti. Alcuni ricordano le sue critiche alla violenza degli ustascia. Tanti lo dipingono come una vittima del totalitarismo titino che lo condannò a 16 anni di galera in un «tristissimo processo» – parole di papa Pio XII – per collaborazionismo. Altri invece sottolineano che il porporato avrebbe giocato proprio tale ruolo sotto Pavelic, da silenzioso osservatore dello sterminio di serbi ed ebrei e delle conversioni forzate al cattolicesimo. Le stesse cause della morte, avvenuta nel 1960 ai domiciliari, sono incerte: avvelenamento per mano dei servizi jugoslavi o una semplice trombosi.
di Stefano Giantin wTRIESTE Una preghiera sulla tomba del discusso cardinale Alojzije Stepinac e poi via, in aereo, verso Roma. Si concluderà così la visita di due giorni in terra croata di papa Benedetto XVI, atteso a Zagabria il 4 e 5 giugno prossimi. Il primo giorno Ratzinger sarà ricevuto dal presidente Josipovic, dal premier Kosor e dal Gotha del mondo economico e culturale di Zagabria. Domenica 5, dopo la messa e il consueto bagno di folla, il Papa si congederà dai croati nella cattedrale di Zagabria, tempio che ospita le spoglie di Stepinac, arcivescovo della città durante il regime ustascia. Su Stepinac, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1998, si continua a dibattere: salvatore di ebrei sotto Pavelic o collaborazionista? «Stepinac non era un criminale di guerra, aiutò gli ebrei croati a sopravvivere. Non aveva però quella forte personalità necessaria in un periodo così movimentato», spiega l’analista politico Davor Gjenero. «Stepinac si sforzò di salvare gli ebrei dei matrimoni misti e altre persone. A volte ci riuscì. Ma le sue proteste contro le leggi razziali furono deboli e tardive. E realizzò troppo tardi che l’indipendenza croata sotto l’influenza nazista e fascista non poteva portare a una vera autonomia e a uno stato di diritto», ribatte l’editore e scrittore Slavko Goldstein. Più che al passato, il viaggio del Papa a Zagabria sembra però proiettato verso il futuro. Zagabria deve «proteggere il suo patrimonio cristiano mentre si avvicina all’entrata nell’Ue» e opporsi agli «ostacoli che si presenteranno sotto il pretesto di una libertà religiosa mal compresa, contrari al diritto naturale, alla famiglia e alla morale». Per il Vaticano, è fondamentale che la Croazia non abbia paura a chiedere a Bruxelles «rispetto per la sua storia e per la sua identità culturale e religiosa». Parole di Benedetto XVI affidate al nuovo ambasciatore croato presso la Santa Sede, Filip Vucak. La Croazia, ha aggiunto il Pontefice, va anche lodata «per il ruolo di promozione della pace nella regione e della reciproca comprensione tra popoli che vivono insieme da secoli in Bosnia». Sul piano politico, la visita potrebbe aiutare a «sedare il nazionalismo, esacerbato dopo la condanna di Gotovina, delle strutture della Chiesa cattolica croata», si augura Gjenero. «Spero che accada quanto avvenne con la visita di Giovanni Paolo II a Zagabria durante la guerra: che il Papa plachi il nazionalismo nella Chiesa e nella società. Di questo – conclude l’analista – c’è ora particolarmente bisogno».
(courtesy MLH)