FIUME I circoli nazionalisti croati, e non solo loro, avevano parlato di invasione italiana sul mercato immobiliare nazionale, paventando quella che definivano un' «occupazione strisciante» da parte dei dirimpettai vicini di casa. Nulla di tutto questo poiché la liberalizzazione del mercato immobiliare croato agli italiani (e viceversa) non ha dato luogo a nessuna invasione massiccia, mettendo al momento a tacere le voci degli ultranazionalisti. Come noto, circa un anno fa è stato firmato l'accordo che permette agli italiani di acquistare casa in Croazia senza essere in possesso di permesso di soggiorno, il che avviene pure per i cittadini croati nella vicina Penisola. La matematica non è un'opinione e dunque le 212 richieste di acquisto avanzate da cittadini italiane negli ultimi dodici
mesi non rappresentano nulla di particolarmente allarmante per gli italofobi che vivono in Croazia.
Se allarghiamo gli orizzonti al 1991 (i dati sono stati forniti dal ministero di Giustizia), abbiamo che sono state soltanto 560 le richieste italiane per l'acquisto di un immobile, di cui 348 fino alla tanto attesa reciprocità. In pratica, fino all'ottobre scorso, circa una ventina di italiani si rivolgevano ogni anno alle competenti autorità di Zagabria, chiedendo di poter rilevare casa o lotto fabbricabile. Da un anno a questa parte, il ministero della Giustizia ha dato il proprio placet a 148 richieste, di cui 93 riguardano la nuova normativa, mentre le altre sono relative al periodo antecedente l'apertura dei due mercati. Come noto, i paletti che esistevano in materia fra Zagabria e Roma venivano considerati giustamente come uno dei maggiori problemi nei rapporti bilaterali tra i due Paesi vicini.
Risolto il contenzioso, per gli addetti ai lavori resta l'intoppo legato allo snellimento della procedura per la compravendita dell'immobile in Croazia. Servono infatti diversi mesi per l'ottenimento del beneplacito da parte del ministero della Giustizia croato e la cosa piace punto o poco agli acquirenti italiani, la maggior parte dei quali interessati a fare acquisti nelle due regioni altoadriatiche, ossia l'Istria e la Regione quarnerino-montana. Tornando alla paventata «occupazione» degli italiani in Croazia, ricordiamo che il deputato al seggio specifico italiano al Sabor (il parlamento di Zagabria), il polese Furio Radin, aveva predetto che non sarebbe avvenuto nulla di catastrofico per gli interessi nazionali della Croazia e che comunque era giusto parificare i potenziali acquirenti italiani a quelli austriaci, britannici, eccetera. Cosa che si è puntualmente verificata, senza alcun trauma per la giovane repubblica croata.
Andrea Marsanich