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Il Piccolo – 071007 – Slovenia: veto alla Croazia nella UE

TRIESTE Il presidente del Consiglio, Romano Prodi e il premier
sloveno, Janez Jansa non tolgono il loro supporto all'ingresso della
Croazia nell'Ue, ma sottolineano come la proclamazione unilaterale
della «zona ecologico-ittica» in Adriatico costutirà un ostacolo nel
proseguio delle trattative di adesione.Tra Croazia, Italia e Slovenia
sono stati avviati in merito dei colloqui riservati, ma, intanto, il
premier croato Ivo Sanader ha confermato che dal 1 gennaio del 2008
la «zona» diventerà valida anche per i Paesi comunitari. E questo,
dopo che, anche alcuni rappresentanti del partito al governo, l'Hdz,
si sono dimostrati meno assolutisti. A iniziare dal presidente della
commissione Esteri del Parlamento croato, l'accadizetiana Gordana
Jandrokovic la quale ha affermato che «bisogna essere pazienti nel
dare corso alla decione del Sabor sulla "zona" per non peggiorare gli
interessi a lungo termine del Paese».
 
Pronta la replica dell'eurodeputato sloveno, Borut Pahor il quale, senza mezzi termini,
ha sostenuto che la decisone croata non complicherà solo i rapporti
bilaterali con Lubiana e Roma, ma renderà impossibile il dialogo tra
Zagabria e Bruxelles. I partiti di maggioranza della Slovenia sono
ancora più categorici. Se la Croazia non farà marcia indietro,
affermano unanimamente, la Slovenia dovrà chiedere ufficialemnte che
venga bloccato il processo di adesione della Croazia all'Ue. E,
proseguono, non c'è tempo da perdere, visto che a novembre in Croazia
ci saranno le elezioni politiche. Il nuovo Parlamento, sostengono,
non sarà nelle sue piene funzioni prima del 1 gennaio 2008 e, quindi,
bisogna ottenere il blocco della decisione croata prima del voto.
 
Con questa politica si schiera anche il 75% degli sloveni, come risulta
da un sondaggio on line del quotidiano lubianese «Delo».La conferma
che la «zona ecologico-ittica» costituirà un forte ostacolo al
proseguio delle trattative della Croazia all'Ue giunge anche dall'ex
ministro degli Esteri sloveni, Ivo Vajgl che ha espresso il suo
parere alla Tv croata. Ma la tesi del ministro degli Esteri, Kolinda
Grabar Kitarovic, è che l'Unione europea non porrà ostacoli in quanto
la decisione dell'attuazione della «zona» è stata presa prima che la
Croazia iniziasse le sue trattative con Bruxelles per l'adesione.
Certo la ministra si rende conto che nel percorso che conduce
Zagabria verso Bruxelles è meglio avere la Slovenia e l'Italia dalla
propria parte, ma potrà accettare le obiezioni di Lubiana e Roma
solamente se queste saranno reali e confromi al diritto
internazionale.
 
Però, obietta subito dopo, le preoccupazioni slovene
per il confine marittimo e quelle italiane per il futuro dei suoi
pescatori non possono diventare un motivo ostativo all'entrata in
vigore della «zona ecologico-ittica». Del resto, secondo alcune fonti
vicine al ministero degli Esteri croato, si vocifera che la Croazia
sarebbe pronta a concedere ai pescatori sloveni e italiani gli stessi
diritti dei «colleghi» croati.
 
Pescatori croati che si schierano
apertamente a favore della «zona». Il problema, dicono alcuni loro
rappresentanti, non sta tanto nella Slovenia quanto nella flotta dei
pescherecci italiani che dopo aver fatto man bassa delle risorse
ittiche delle loro acque vorrebbero ora fare la stessa cosa di quelle
croate. Noi riteniamo – concludono – che il governo croato concederà
ai pescatori italiani una quota pari al 10% di quella attuale di
operatori che potranno continuare a lavorare anche nella «zona
ecologico-itttica». Più possibilisti i pescatori croati con quelli
sloveni, che, a loro detta, non costituiscono certo lo
stesso «pericolo» di quelli italiani.
 
Di diverso avviso, ovviamente, i
pescatori italiani i quali, con l'entrata in vigore della «zona»
vedrebbero diminuire il loro pescato in Adriatico del 30%. Per questo
le organizzazioni si sono già mobilitate e hanno chiesto al governo
italiano di intervenire prontamente in quanto il rischio è quello che
molte realtà produttive siano costrette a chiudere i battenti con i
conseguenti pesanti riflessi sull'occupazione.
 
Intanto il dibattito politico interno croato si fa sempre più incandescente.
Se i socaldemocratici, il principale partito di opposizione, mantiene il
silenzio, anche perché, se i sondaggi saranno confermati dal voto,
sarano proprio loro i vincitori alle prossime politiche, ritrovandosi
così in mano la «patata bollente», sia il Partito dei contadini che i
liberal-socialisti chiedono che il governo non faccia alcun passo
indietro e che confermi la piena attuazione della «zona ecologico-
ittica» a partire dal prossimo 1 gennaio 2008.

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