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Il Piccolo – 090408 – Slovenia pronta al veto per Croazia in UE

LUBIANA Se il contenzioso sloveno-croato sui confini non si risolverà, non è
escluso che Lubiana decida di porre il veto all'ingresso della Croazia
nell'Unione europea. Alla vigilia del dibattito sui progressi compiuti da
Zagabria nel suo cammino verso l'Europa comunitaria – oggi l'Europarlamento
prenderà in esame la relazione preparata dall'eurodeputato Hannes Swoboda –
il premier sloveno Janez Jansa ha lanciato un nuovo monito al Paese vicino.
Nel corso di un'intervista televisiva, in occasione dei primi tre mesi della
presidenza slovena dell'Unione europea, alla giornalista che gli chiedeva se
Lubiana sarebbe disposta a usare il diritto di veto per impedire l'ingresso
della Croazia nell'Ue qualora la questione confini non dovese risolversi,
Jansa ha risposto: «Se il problema non sarà risolto, o perlomeno avviato
verso la soluzione, con reali probabilità di raggiungere un buon
compromesso, in Slovenia è possibile tutto, visto che l'allargamento
dell'Unione europea deve essere ratificato dal Parlamento. In ogni momento è
possibile anche il ricorso al referendum confermativo: si tratta di un
diritto costituzionale».
E' la prima volta che il premier sloveno parla apertamente dell'ipotesi di
referendum, ipotesi sostenuta finora soltanto dal Partito nazionale e da
quello dei Popolari.
Per il premier croato Ivo Sanader, che ieri era in visita ufficiale in
Ungheria, non è comunque il caso di drammatizzare. «La dichiarazione di
Jansa – ha precisato Sanader – va interpretata alla luce del clima
preelettorale in Slovenia».
Del resto, ha sottolineato il capo del governo croato, la Slovenia faceva
parte di quel gruppo di Stati che ha sostenuto l'entrata della Croazia nella
Nato. L'Alleanza atlantica, ricordiamo, ha formalizzato la decisione di
includere nelle proprie file la Croazia e l'Albania al recente vertice di
Bucarest. Sanader dunque minimizza, ma tra Zagabria e Lubiana, in questo
momento, i rapporti non sono certo idilliaci. Ne ha parlato pubblicamente
anche il presidente croato Mesic, che lunedi' pomeriggio, durante una
trasmissione radiofonica, ha accusato Lubiana di essere parzialmente
responsabile per la mancata apertura di due capitoli negoziali della
trattativa tra la Croazia e l'Unione europea.
Ostacolare il negoziato non ha alcun senso, è convinto Mesic, visto che i
due Paesi hanno già deciso di rivolgersi alla Corte internazionale dell'Aia
se non riusciranno a risolvere da soli il problema confine. «Se lo avessimo
fatto nel momento in cui ci siamo accorti di non riuscire a trovare un
accordo – ha continuato Mesic – a questo punto la questione sarebbe stata
già risolta».
Per il presidente croato, su questi temi è in corso in Slovenia una
battaglia politica interna, quasi una competizione su chi si dimostrerà più
deciso a difendere gli interessi nazionali, e in un clima simile nessuno è
disposto a rivedere le proprie posizioni pubblicamente espresse: «Alla fine
dovremo comunque ricorrere al tribunale».
Anche Zagabria ha però le sue colpe, se i negoziati con l'Unione procedono a
rilento, ha ammesso Mesic, riferendosi in particolare ai ritardi nella
riforma della giustizia e alla lotta contro la corruzione.
Il mese chiave nei negoziati tra l'Unione e Zagabria sarà giugno, ha
annunciato ieri a Bruxelles il commissario europeo per l'allargamento Olli
Rehn, al termine dell'incontro con il capo della diplomazia croata Gordan
Jandrokovic. Entro quella data, ha dichiarato il ministro, la Croazia avrà
rispettato tutti i criteri per aprire i rimanenti capitoli del negoziato.

 

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