FIUME Le destre croate erano state in fibrillazione per mesi e contro la
nuova normativa si erano scagliati sia il premier Ivo Sanader che
addirittura il capo dello Stato, Stipe Mesic, solitamente amico delle
minoranze nazionali.
L'acquisizione o riacquisizione della cittadinanza italiana per i nati dopo
il 1947 nei territori ceduti alla defunta Jugoslavia (legge promulgata dal
Parlamento di Roma nel febbraio 2006) era stata intesa in diversi ambienti
croati come un atto nemico, capace di mettere a rischio persino l'integrità
territoriale del giovane Paese. Si parlava di «occupazione silente delle
aree un tempo appartenute all'Italia e nel contesto il primo
ministro Sanader aveva promesso passi concreti in quel di Bruxelles per
negare ai connazionali istriani, quarnerini e dalmati di diventare cittadini
italiani. A più di un anno e mezzo dall'entrata in vigore della normativa,
da Roma è giunta l'approvazione per circa 700 richieste, quota che non dà
sinceramente l'idea trattarsi di un'«invasione.
Ecco tutte le cifre della paventata italianizzazione della Croazia: al
Consolato generale d'Italia a Fiume le richieste in
lista d'attesa sono 4mila, con 1400 domande inviate alle sedi competenti a
Roma. Le risposte positive sono state finora 700.
All'Ambasciata italiana a Zagabria si stanno studiando una settantina di
dossier, con 20 richieste inoltrate nella capitale italiana e 3 placet
all'acquisto della cittadinanza. Sono invece 158 le richieste vagliate al
Consolato italiano a Spalato e solo 5 le documentazioni spedite a Roma.
Cifre sicuramente non terribili e che dovrebbero
contribuire a fugare le paure ed incubi capaci di tormentare gli
ultranazionalisti croati, di destra o di sinistra che siano.
Rammentiamo che all' epoca delle polemiche, il presidente dell'Unione
Italiana e deputato al seggio specifico italiano al Sabor, Furio Radin,
aveva gettato secchi d'acqua sul fuoco dei timori croati, dicendosi certo
che non vi sarebbe stata una massiccia corsa dei connazionali
istro-quarnerino-dalmati verso le sedi diplomatiche e
consolari italiane.Anzi, gli addetti ai lavori avevano annunciato un
massimo di 20mila richieste di acquisto della cittadinanza italiana, che si
sarebbero aggiunte alle 7-8 mila persone che hanno ottenuto la cittadinanza
italiana negli anni 90. «Le nostre previsioni si sono rivelate azzeccate –
ha detto di recente Radin – e dunque le reazioni croate alla citata legge
italiana erano null'altro che politica.
Sapevamo che non ci sarebbe stato alcun assalto, cosa puntualmente
verificatasi». Va sottolineato che le suddette cifre sono destinate ad
aumentare in quanto la legge non pone limiti temporali per acquisto o
riacquisto della cittadinanza italiana, come era invece accaduto una decina
d'anni fa.
a. m.