Oltre al discusso Corridoio 5 sta prendendo forma l’altra grande opera un po’ sottovalutata che interessa Trieste relativa all’asse Italia-Dalmazia-Grecia. Questo vale però solo per l’autostrada per Spalat, già aperta e semi-vuota per sei mesi all’anno, con benzina e pedaggi simili ai nostri quando gli stipendi nell’est valgono la metà, dimenticandosi invece della disastrata ferrovia. Da Venezia a Spalato ci sono 680 chilometri di cui 480 di tortuoso binario unico dopo pivka cambiando ben 7 motrici con relativi perditempo; il peggio che ci sia. Saltando Trieste centrale e i due recenti confini si ridurrebbero da subito a quattro e poi a tre con una bretella che eviti l’inversione di marcia a Pivka/San Pietro. Se fosse elettrificato il tratto ancora diesel Knin-Spalato, come previsto già negli anni ottanta, arriveremmo a due locomotive cambiando solo a Moravice o a una sola usando il modello elettrico bitensione ancora poco diffuso. Lo stesso risultato del solo diesel o del vapore. Ma questa è solo teoria perché mancano da sempre treni interni Fiume-Spalato e meno che mai dall’Italia dando per scontato che basti la nave, altro luogo comune da sfatare. Da Milano (e quindi nord-ovest, Francia, Svizzera)servono 4 ore e mezza di treno o auto fino al porto di Ancona, un’ora di attesa obbligatoria per l’imbarco e sette ore di traghetto per un totale di didici ore. In treno, via Mestre-Opicina, basterebbero già ora 7 ore fino a Fiume e 13 per Spalato, Zara o Selenico.
Riportare un treno ogni ora per Pola e Fiume a tariffe Fs e due Milano/Venezia-Dalmazia (“Marco Polo” e “Tommaseo”) non sono fantascienza se non ci fosse l’ostruzionismo sloveno per non favorire il turismo croato.
Patrick Mazzieri
Milano