Nel Buiese sta scoppiando una mezza rivoluzione scatenata dalla vendita dei terreni agricoli statali ai contadini che già la lavorano. Si tratta di terra che in molti casi un tempo apparteneva alle famiglie che la coltivavano, poi nazionalizzata ai tempi della Jugoslavia e dalla quale de facto non si sono mai staccate. Solo che ora si vorrebbe passare dal rapporto d'affitto alla proprietà vera e propria, che rappresenta la piattaforma più sicura per la definizione delle strategie di sviluppo dei singoli agricoltori, inclusi ovviamente gli investimenti.
E senza la proprietà, dicono i contadini, non si può accedere agli incentivi statali per i vari tipi di coltura. Ma cos'è successo? Le richieste d'acquisto sono state avanzate 10 anni fa e il prezzo all'epoca era di 12-25 centesimi di euro al metro quadrato, in relazione alla qualità del terreno. Senonchè ora alla pubblicazione del bando di concorso il prezzo imposto va da 1 a 10 euro, un costo proibitivo per gli agricoltori. Come mai questo astronomico rincaro? Perché la stima dei terreni è stata affidata all'ufficio umaghese della Direzione nazionale per le imposte. Questo, nella valutazione delle superfici coltivabili, ha tenuto conto non tanto della qualità della terra quanto della vicinanza o lontananza dalle aree edificabili. Il che ha mandato su tutte le furie gli agricoltori che a questo punto si sentono discriminati rispetto a quelli della Slavonia, i quali possono acquistare la terra statale a prezzi sicuramente abbordabili e di conseguenza piazzare sul mercato prodotti agricoli a costi molto più bassi.
Gli agricoltori del Buiese aderenti all'Asociazione Bio-Agro non si danno pace e intendono inviare ai deputati istriani una lettera aperta invitandoli a farsi portavoce delle loro istanze in Parlamento. In pratica chiedono al Ministero dell'agricoltura e al governo stesso di definire un prezzo unitario valido in tutto il Paese per i terreni coltivabili di proprietà statale. E per arrivare allo scopo si sta pensando anche ad azioni di disobbedienza civile, magari portando i trattori sull'Ipsilon istriana, rallentando così il flusso turistico. La notizia dell'ultima ora su questo tormentone agricolo arriva dal Ministero dell'agricoltura: ha deciso di bloccare la vendita pubblica di 280 ettari di superficie con la spiegazione che si tratta di terreni molto vicini al contenzioso confinario con la Slovenia.