Una ghirlanda di fiori ed un picchetto dell’esercito sloveno: il Presidente del Consiglio dei Ministri della Slovenia Janez Jansa ha così inteso onorare in occasione delle recenti ricorrenze dedicate ai defunti migliaia di domobranci (guardie della Patria) massacrati a guerra finita dalle milizie comuniste di Tito e commemorati da una lapide al cimitero di Lubiana.
Le formazioni dei domobranci sorsero spontaneamente nel periodo 1941-’43, allorchè Lubiana e la Slovenia meridionale, dopo la sconfitta nell’aprile del 1941 del Regno di Jugoslavia invaso dalle truppe tedesche, italiane, ungheresi e bulgare, erano state annesse al Regno d’Italia come provincia dotata di una certa autonomia. Si trattava di bande armate di formazione nazionalista e cattolica che intendevano fronteggiare la nascente resistenza comunista e che ben presto vennero inquadrate, equipaggiate e riorganizzate dal Regio Esercito come Milizia Volontaria Anti Comunista (MVAC). Dopo l’8 settembre 1943 avrebbero proseguito il loro impegno anti-titoista a fianco dei nuovi occupanti tedeschi, andando incontro al termine delle ostilità ad una mattanza organizzata dalla famigerata polizia segreta OZNA che riguardò non solo i combattenti, ma anche le loro famiglie: migliaia le vittime, molte delle quali infoibate. [LS]
Il Piccolo – 04/11/2021