All’alba del 1. Maggio 1945, 76 anni fa, arrivavano a Trieste, scendendo per Via Fabio Severo, i primi carri armati jugoslavi.
I “titini” arrivavano a ondate.
I primi con divise in ordine e ben armati.
Gli ultimi, tra le sghignazzate degli americani, su carri tipo far west, tra canti e suoni di fisarmoniche, le “drugarizze” armate fino ai denti: era l’esercito “liberatore”!
100 persone a notte rubate alle famiglie, innocenti ma con la gravissima colpa di essere italiani.
Saranno deportati -Borovnica e tantissimi altri campi di concentramento-, torturati e infoibati.
Foiba di Opicina, Abisso Plutone, Monrupino, Basovizza…
Intanto gli Alleati, in Prefettura, brindavano con i titini alla loro amicizia.
Vergognosamente a guardare.
Hanno lasciato fare e i titini hanno fatto un “buon lavoro”.
Ecco come dobbiamo ricordare il 1. Maggio: per il “buon lavoro” iniziato e continuato a Trieste per 42 giorni.
Anna Maria Crasti