Un unico grande complotto collega l’archivio Rauti alla legge sulle Foibe: la volontà di «riscrivere la storia dalla parte del fascismo». A spiegarlo sul Fatto quotidiano è stato Tomaso Montanari, esercitandosi in quello che da giorni sembra un po’ uno sport nazionale: scagliarsi contro la nomina di Andrea De Pasquale alla guida dell’Archivio centrale dello Stato. E il complotto, nella narrazione di Montanari, può contare su congiurati di altissimo livello: da Dario Franceschini, che ha confermato la nomina di De Pasquale, a Sergio Mattarella, che ha omaggiato i “martiri delle foibe”, fino all’allora presidente della Camera Luciano Violante, che osò spendere parole non connotate dall’odio per i “ragazzi di Salò”.
Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena e opinionista tv, però, sembra avercela in particolare con l’istituzione del Giorno del Ricordo. Nella sua ricostruzione, infatti, la legge Menia diventa la prova provata che «ormai da anni è in corso un’agguerrita campagna culturale da parte di una destra più o meno apertamente fascista: una battaglia il cui obiettivo è niente meno che un revisionismo di Stato», per «la cancellazione della storia che racconta cosa fu davvero il fascismo». Di più, il Giorno della Memoria diventa la prova provata che il piano sta funzionando.
Per Montanari, infatti, «non si può nascondere che alcune battaglie revisioniste siano state vinte, grazie alla debolezza politica e culturale dei vertici della Repubblica. La legge del 2004 che istituisce la Giornata del Ricordo (delle Foibe) a ridosso e in evidente opposizione a quella della Memoria (della Shoah) rappresenta il più clamoroso successo di questa falsificazione storica».
Ora, come nota anche Libero di oggi, l’affermazione di Montanari ha un chiaro sapore negazionista. Anche perché corredata dalla citazione di una lettera di accuse a Mattarella dello storico Angelo D’Orsi (che per inciso ha presentato la sua candidatura alle comunali di Torino con Sinistra comune), nella quale si legge tra l’altro che «le vittime accertate, ad oggi, furono poco più di 800 (compresi i militari), parecchie delle quali giustiziate essendosi macchiate di crimini, autentici quanto taciuti, verso le popolazioni locali».
Ricapitolando, dunque, il Giorno del Ricordo, istituito per legge, non sarebbe il dovuto omaggio della Repubblica a quegli italiani massacrati sul confine orientale per il solo fatto di essere italiani, ma uno stratagemma per dare fastidio alla memoria della Shoah sulla base di una «falsificazione storica». «Se stiamo alle regole del giornale per cui scrive, secondo cui il sottosegretario Durigon deve lasciare per l’idea estiva di (re)intitolare una piazza ad Arnaldo Mussolini, il Montanari deve allegare le sue dimissioni prima di adesso. Migliaia di cadaveri pesano più di una targa. O no?», si domanda dunque Giovanni Sallusti su Libero, ricordando che Montanari, che di fatto «si autodichiara un negazionista delle Foibe», è il rettore di un’Università statale italiana.
Fonte: Il Secolo d’Italia – 24/08/2021
Comitato 10 Febbraio e Associazione Nazionale Dalmata criticano duramente Montanari
“Il professor Montanari oltraggia i Martiri delle foibe”.
Merlino, presidente Comitato 10 Febbraio e Cace, Presidente Associazione Nazionale Dalmata “Parole incredibili da parte di un docente. Il Ministro revochi la nomina di Montanari a rettore dell’Università per stranieri di Siena”.
Il Comitato 10 Febbraio e l’Associazione Nazionale Dalmata, criticano duramente il professor Tomaso Montanari che l’altro giorno, sulle colonne del quotidiano “Il Fatto”, si è scagliato con una violenza verbale inaudita contro il Giorno del Ricordo, commemorazione delle vittime delle foibe e dell’esodo dal confine orientale d’Italia istituita con una Legge nel 2004 tanto da definirla “il più clamoroso successo di questa falsificazione storica” come se le migliaia di morti infoibati, fatti morire nei campi di concentramento o annegati in mare fossero un’invenzione.
Sulla vicenda intervengono, con parole di fuoco, il presidente nazionale del Comitato 10 Febbraio, Emanuele Merlino e la Presidente dell’Associazione Nazionale Dalmata, Carla Isabella Elena Cace,
“Le dichiarazioni del neo rettore dell’Università per stranieri di Siena, relativamente al giorno del Ricordo” – dichiarano Merlino e Cace – hanno il sapore amaro del revisionismo della peggiore specie.
Invece di riflettere sulla strage perpetrata nelle foibe e sull’esodo di 350 mila italiani costretti a fuggire da terre di cultura secolare italiana, nel 2021 dobbiamo leggere dichiarazioni di questo tenore, ancora più gravi perché provengono da un docente universitario.
Ricordiamo a Montanari che gettare persone ancora vive in una foiba, in guerra ma anche a conflitto ampiamente finito, non fu “giustizia” ma, per citare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole.”
La storia è discussione e confronto d’opinioni ma nelle affermazioni di Montanari non ci sono legittime, anche se magari discutibili, considerazioni storiche ma è l’ennesima dimostrazione che un mondo politico-culturale che si rifà, fuori tempo massimo, al comunismo totalitario con una chiara volontà di cancellazione. Nei giorni in cui anche il premier sloveno, attuale presidente di turno della UE, Janez Jansa dichiara che la violenza titina portò alla morte di 500.000 veri o presunti oppositori un rappresentante dell’accademia italiana decide, per cecità ideologica, di offendere il ricordo delle vittime e il dolore di chi ha dovuto lasciare le proprie case oppresso da un totalitaritarismo a cui evidentemente Montanari si sente affine.
Non possiamo accettare che queste dichiarazioni passino sotto silenzio, soprattutto se provengono da chi dovrebbe educare al confronto ma anche all’onestà intellettuale – concludono Merlino e Cace –. Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio Draghi e al Ministro per l’Università Messa, di revocare la nomina del Montanari dall’importante incarico universitario”.