Il recente incontro trilaterale di Ancona tra i Ministri degli Affari Esteri di Italia, Slovenia e Croazia ha certificato la buona salute dei rapporti tra i paesi rivieraschi dell’Alto Adriatico. A tre anni di distanza dall’omaggio congiunto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del suo omologo sloveno Borut Pahor si può quindi auspicare che un evento analogo possa coinvolgere i Capi di Stato italiano e croato.
Il Presidente croato Zoran Milanović ha avuto modo di ricordare in diverse circostanze che la popolazione italiana dell’Istria subì violenze e persecuzioni tali da dover poi abbandonare in massa le terre in cui viveva radicata da secoli. Riconoscere davanti al Monumento Nazionale della Foiba di Basovizza le sofferenze che la dittatura di Tito ha comportato per l’italianità adriatica, così come per la Croazia (ricordiamo la repressione della “Primavera di Zagabria”), rappresenterebbe un importante passo avanti istituzionale dopo il Concerto dei Tre Presidenti a Trieste ed il Concerto dell’Arena di Pola alla presenza dei Presidenti Giorgio Napolitano e Ivo Josipović.
In questo spirito risulterebbe poi opportuno ricostituire la Commissione di storici italiani e croati che negli anni Novanta non portò a termine i suoi lavori. Da allora la Croazia è entrata nell’Unione Europea e adesso ne fa parte a pieno titolo, una risoluzione del Parlamento europeo ha equiparato i crimini del comunismo con quelli del nazismo e l’istituzione del Giorno del Ricordo ha definito a pieno titolo la storia del confine orientale italiano come pagina di storia nazionale. In questa nuova cornice è auspicabile un confronto sereno tra studiosi che analizzi la storia dei rapporti italo-croati dallo scoppio degli opposti nazionalismi in età ottocentesca a oggi nel riconoscimento delle reciproche memorie.
Senza con ciò dimenticare la questione che interessa ancora la Croazia, in quanto Stato successore della Jugoslavia, per quanto concerne il risarcimento dei beni abbandonati nella ex Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste, nonché la richiesta di implementare il bilinguismo nelle zone di insediamento storico della comunità italiana autoctona e la necessità di mappare le foibe, le fosse comuni ed i luoghi di sepoltura di migliaia di vittime del terrore titino le cui salme non sono mai state individuate.
Lorenzo Salimbeni
Responsabile comunicazione dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia