Chi l’avrebbe immaginato? Il confine, il cui smantellamento era stato salutato con tanta gioia, ahimé ritorna. E non importa che sia per un breve periodo – o almeno così si sostiene – ce lo ritroveremo nuovamente “tra i piedi” e la cosa non ci rallegra Il consigliere regionale del PD Giorgio Brandolin ha presentato ieri un’interrogazione alla Giunta del FVG su quella che è di fatto una sospensione temporanea degli accordi di Schengen per quanto riguarda i confini italiani e, nel caso in questione, soprattutto quelli con la Slovenia.
La risposta della Regione, a suo giudizio, non lo soddisfa in quanto la medesima praticamente abdica alla propria autonomia e a qualsiasi tipo di azione volta a mitigare gli effetti di questa scelta.
La sospensione, comunicata dal ministro Maroni, dovrebbe aver luogo esattamente dal 28 giugno al 15 luglio, in concomitanza con il G8 de L'Aquila e del G8 Esteri di Trieste e questo, nella pratica, significherà un ripristino dei controlli ai confini per ragioni di sicurezza. Una scelta che il consigliere ha definito antistorica e politicamente offensiva. Ma porrà anche problemi logistici per la sistemazione del personale di polizia, essendo in molti casi state rimosse le strutture ai confini, tanto che si parla di utilizzare camper o strutture provvisorie.
“Teniamo conto inoltre – ha concluso Brandolin – che sul confine con la Slovenia i valichi sono numerosi e anche questo sarà un problema per l'organizzazione logistica. Infine, bisogna considerare che il ripristino dei controlli avrà un effetto negativo anche per la concomitanza del periodo estivo, con lunghe code che inevitabilmente si creeranno ai valichi e che non faranno piacere a turisti e operatori transfrontalieri”.
Ma c’è ancora un elemento da sottolineare ed è la dimensione psicologica e il rispetto della dignità dell’uomo. Vivere il confine per noi tutti è stato difficile e scomodo, per certi versi traumatico. Non più tardi di qualche giorno fa il prof. Giovanni Radossi, nel presentare il nuovo volume del CRS sulla Storia della nostra minoranza, ribadiva che c’è un elemento (o oggetto che dir si voglia) che caratterizza la condizione del gruppo nazionale italiano: ed è quella sbarra sulla frontiera che mette fine alla nostra libertà di gruppo ed individuale, che ci divide e ci consuma, ci rende altro all’interno di un territorio che ci appartiene.
Certo il G8 vorrebbe risolvere i grandi problemi del mondo e qualche sacrificio potrà pur richiederlo. Ma se questo momento potesse servire anche a riflettere sul locale, potrebbe essere da stimolo ad immaginare i mali del mondo in una dimensione un po’ diversa, che parte dall’individuo, dal possibile, dalla realtà palpabile per arrivare al realizzabile e non viceversa. Questione di equilibri, così com’è nella logica di un mondo che vorrebbe essere finalmente nuovo nella migliore delle filosofie europee. O no?
Rosanna Turcinovich Giuricin