La strana corsa dei signori (o signore) nessuno. È quella di chi si candida alla carica di presidente della Repubblica sapendo di ricevere i voti (e forse neanche quelli) solo degli stretti famigliari. Sì, perché in Slovenia correre per la carica di capo dello Stato è relativamente facile. Per sapere cosa fare basta collegarsi al sito della pubblica amministrazione dove si trova un link con la fatidica domanda: “Vuoi diventare presidente della Repubblica?”. Cliccando sopra si ottengono le risposte desiderate. E così si scopre che secondo la Costituzione può candidarsi qualsiasi cittadino sloveno che al giorno delle elezioni avrà già compiuto 18 anni d’età. Ma non basta. Se un qualsiasi cittadino anela a sedere nell’ufficio presidenziale sulla Erjav›eva cesta deve raccogliere 5mila firme a sostegno della propria candidatura se si presenta senza l’appoggio di alcun partito. E siccome neppure in Slovenia i partiti godono di grande fama ecco che già nel 2007 i tre principali candidati, ossia Lojze Peterle, Danilo Türk e Mitja Gaspari scelsero proprio la strada della raccolta delle firme per iniziare la propria corsa elettorale. Le candidature posso essere presentate anche dai partiti. In questo caso il “papabile” deve avere l’appoggio di almeno tre deputati oppure raccogliere 3mila firme tra gli aventi diritto al voto. Ma anche il Parlamento può presentare un proprio candidato che, in questo caso, deve avere l’appoggio di almeno 10 deputati. E, in vista del voto in autunno, ecco spuntare le candidature più bizzarre. Non è mancata neppure per questa tornata quella di Marko Kožar che ha tentato l’impossibile già nel 2002 e nel 2007 quando però non è riuscito neppure a ottenere lo status di candidato ufficiale.
C’è poi Monika Maleši› la quale ha denunciato di aver ricevuto, per la sua scelta, addirittura minacce di morte. Senza dimenticare Fani Eršte, senza fissa dimora. Ha riconosciuto che dopo 19 anni di vita sotto i ponti si è resa conto che lo Stato sta affondando per cui bisogna assolutamente fare qualcosa, da cui la candidatura. Altro nome è quello di Mirko Žitko il quale ha preannunciato che se sarà eletto presidente cercherà di convincere gli sloveni che la vita è bella e si batterà contro i disturbi psicosomatici. C’è anche “il maggiore canterino”, al secolo Ladislav Troha ex maggiore dell’Esercito di Slovenia che per mesi ha stazionato davanti al palazzo del Parlamento a Lubiana strimpellando sulla sua chitarra e cantando per protestare contro il malaffare nelle forze armate. In un video ha affermato che la patria ha bisogno di un presidente che ha una sviluppata cultura del cuore per il miglioramento dello spirito nella nazione. Ma perché in Slovenia questi “personaggi”, senza alcuna possibilità di vincere e con scarsissime se non nulle probabilità di riuscire a espletare le formalità istituzionali necessarie (vedi raccolta di firme) si mettono in gioco? La risposta la dà Miro Kline, esperto di comunicazione e marketing. «Sicuramente si tratta di persone che hanno avuto grossi problemi durante l’infanzia» e che vivono in realtà parallele. «Ma sicuramente – precisa – fanno tutto questo per un minuto di notorietà, per una riga sui quotidiani o per sentire il proprio nome alla Tv». Credo che questo tipo di candidature – conclude Kline – influisce negativamente sulla funzione simbolica del presidente della Repubblica». «Spesso leggiamo che la funzione del capo dello Stato e principalmente simbolica e come tale non ha alcun potere diretto, ma è proprio vero il contrario, sono proprio i simboli a influenzare il modo di pensare dei cittadini».
Il signor nessuno dunque non demorde e si getta nella mischia socio-politica del Paese. La gente sorride, qualcuno dà anche a lui ragione, ma anche stavolta l’uomo qualunque è destinato a soccombere. A giocarsi la poltrona saranno l’ex premier Borut Pahor (centrosinistra), il presidente uscente Danilo Türk (centrosinistra) e Milan Zver (centrodestra).
Mauro Manzin su “Il Piccolo” del 9 agosto 2012