Si svolgerà la sera di venerdì 26 luglio la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024: in attesa di vivere le emozioni che ci trasmetteranno gli olimpionici di oggi, andremo a ripercorrere alcuni illustri precedenti… adriatici!
Cominciamo, infatti, stasera una rassegna di atleti istriani, fiumani e dalmati che si sono distinti nelle precedenti edizioni dei Giochi Olimpici, dedicando il primo approfondimento ad una ricorrenza tonda: Bruno Bonetti (Vicepresidente del Comitato provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia) ci ricorda, infatti, che proprio cento anni fa, il 17 luglio 1924, nelle gare di canottaggio l’otto con (vale a dire un equipaggio di otto rematori con l’aggiunta del timoniere) della Diadora di Zara conquistò alle Olimpiadi di Parigi il bronzo, in una gara dai toni epici e che segnò l’apoteosi del patriottismo italiano a Zara, da pochissimi anni redenta.
L’equipaggio era costituito dagli zaratini Vittorio Gliubich, Pietro Ivanov, Bruno Sorich e Carlo Toniatti, i tre fratelli Antonio, Simeone e Francesco Cattalinich e il timoniere Latino Galasso con l’aggiunta del milanese Giuseppe Crivelli. Durante la gara Pietro Ivanov uscì dalle guide del carrello e la barca dovette fermarsi venendo superata da tutti. Dopodiché ripartì e riuscì ad acciuffare il terzo posto, ma tutta la stampa riconobbe che si trattava del migliore equipaggio in gara.
Antonio, classe 1895, padre dell’ex presidente dell’Anvgd Udine, il compianto ingegner Silvio Cattalini, era il proprietario dell’omonimo squero di Barcagno (Zara). Il cantiere dopo l’8 settembre 1943 fu occupato dai tedeschi, che costrinsero il titolare e le maestranze a lavorare per il loro naviglio. Nel dopoguerra Antonio, accusato di collaborazionismo, fu imprigionato dai titini per tre lunghi anni di lavori forzati nel terribile carcere di Lepoglava.
«Il fratello di mio nonno, Ernesto Bonetti, faceva invece parte dell’equipaggio della sei con della Diadora che il 15 agosto 1905 da Zara raggiunge Pola a remi – racconta Bruno Bonetti – Si trattò di un vero e proprio tour de force, che oltre al significato sportivo ne assunse uno patriottico, collegando le due città allora irredente. Si trattò della prima grande impresa della Diadora (fondata nel 1898 e così chiamata in onore della denominazione greco-bizantina del capoluogo dalmata), che prelude al trionfo olimpico del 1924».
Come tante altre società sportive giuliano-dalmate, che come si vede nascevano con finalità non solo agonistiche ma anche patriottiche, la Diadora ha seguito l’esodo della comunità italiana dell’Adriatico orientale dopo la Seconda Guerra Mondiale e si è ricostituita con sede a Venezia, città che ha accolto una cospicua comunità dalmata in esilio. [LS]