Se ne parlava già da alcuni anni, ma adesso la notizia è confermata ed ufficiale: Antonio Santin, Vescovo di Trieste e di Capodistria dal 1938 al 1975, sarà commemorato nel Giardino dei Giusti di Padova per l’impegno profuso a difesa degli ebrei nell’imperversare delle leggi razziali. La cerimonia è prevista per il prossimo 6 marzo.
Era da poco passato da Vescovo di Fiume a titolare della Diocesi di San Giusto allorché proprio nel capoluogo giuliano Benito Mussolini proclamò le leggi razziali a margine di un viaggio nelle terre in cui si era combattuto durante la Grande Guerra per celebrare il ventennale della vittoria italiana ed inaugurare vari sacrari militari. Già allora la voce del presule istriano (Rovigno 1895 – Trieste 1981) si fece sentire contro tali provvedimenti e Santin si adoperò per difendere la comunità ebraica presente nella sua diocesi da secoli (e che aveva peraltro sposato la causa irredentista!).
Dopo l’8 settembre 1943, quando a Trieste, nell’Istria e sul Carso occupati dai nazisti erano all’ordine del giorno arresti e internamenti, nella solennità di San Giusto chiese a tutto il suo popolo di «trasgredire le leggi razziali e di realizzare quel cristiano ammutinamento che è degno di un discepolo di Cristo».
Il 29 marzo 1944 protestò con una lettera al Prefetto di Trieste, Bruno Coceani, per il prelevamento dall’ospedale psichiatrico e dalla sezione dei cronici di tutti gli ammalati e vecchi di stirpe ebraica.
Santin riuscì a salvare molti ebrei, tra cui Giani Stuparich, il quale era stato internato nel campo di prigionia della Risiera di San Sanna assieme alla moglie ed alla madre di origini ebraiche. Nel suo libro di memorie Al tramonto. Ricordi autobiografici di un vescovo si trovano però tracce del rimpianto che gli rimase per non essere riuscito a salvare ancor più ebrei dalla deportazione nazista e dallo sterminio nei campi di concentramento.
Lorenzo Salimbeni