Il Magazzino 26 nel Porto Vecchio di Trieste è la sistemazione museale che ha accolto cercando di mantenerne invariato il fascino che ispirò Simone Cristicchi le masserizie degli esuli istriani, fiumani e dalmati rimaste accatastate per decenni nel limitrofo Magazzino 18. Sedie, mobili, oggetti di uso quotidiano, quaderni, fotografie: ricordi di una terra abbandonata, brandelli di case ereditate di generazione in generazione e prelevati in fretta e furia di fronte al consolidarsi del regime comunista jugoslavo di Tito. Gli studenti, i docenti, le autorità e la delegazione dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia che stanno compiendo il Viaggio del Ricordo partito ieri da Roma, hanno iniziato la seconda giornata dell’itinerario al cospetto di questi oggetti di uso comune carichi di significato e di un Cicerone eccezionale come Piero Delbello, Direttore dell’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata di Trieste ed ormai intimamente connesso a questo patrimonio di ricordi e di suggestioni.
Nel pomeriggio la comitiva si è recata alla Risiera di San Sabba, Monumento Nazionale ed ex campo di prigionia nazista, entrato in funzione dopo l’8 settembre 1943 allo scopo di raccogliere prigionieri da inviare nei campi di concentramento, ma a centinaia non sono sopravvissuti alle camere di tortura qui allestite da forze di polizia tedesche e collaborazioniste ucraine reduci dalle campagne di sterminio perpetrate sul fronte russo. L’Assessore alla Cultura del Comune di Trieste Giorgio Rossi ha accolto il suo collega romano Miguel Gotor e gli altri partecipanti al viaggio partecipando poi assieme a loro ad una breve cerimonia in memoria delle vittime.
Ultima tappa della giornata il Monumento Nazionale della Foiba di Basovizza, ove ha fatto gli onori di casa il Presidente della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini, il cui sodalizio gestisce l’annesso Centro di Documentazione, insieme al Presidente nazionale dell’ANVGD Renzo Codarin. Il percorso espositivo nel Centro di Documentazione, la sistemazione monumentale della foiba e soprattutto le tante lapidi realizzate dalle associazioni combattentistiche e d’arma in ricordo dei propri commilitoni infoibati, deportati o spariti durante le giornate di occupazione jugoslava della Venezia Giulia nella primavera 1945 mentre nel resto d’Italia la guerra era finita hanno fatto comprendere a studenti e docenti cosa è stata per queste terre la “liberazione” declinata secondo il verbo titino.
Domani la destinazione è Pola, per una giornata in cui non ci saranno solamente i monumenti cittadini da visitare, a partire dall’Arena, ma anche le istituzioni della comunità italiana autoctona da conoscere in un percorso che è stato preparato dettagliatamente dalla Professoressa Donatella Schürzel (Presidente ANVGD Roma): particolarmente preziosa sarà poi la testimonianza dell’esule polesano Claudio Smareglia che ritorna nella sua città natale.
Lorenzo Salimbeni