Tra i cimeli della collezione di strumenti musicali del civico museo teatrale "Carlo Schmidl", brilla il violino realizzato dal mastro liutaio Eugenio Weiss nel 1892, appartenuto a Carlo Stuparich. Un pregevole esempio dell'arte liutaia triestina, di cui fu capostipite Giovanni Dolenz, che testimonia l'alto livello nella produzione di strumenti ad arco in città, a cavallo dei due secoli.
Cuore dell'artigianalità legata alle sette note, via San Nicolò, dalle cui botteghe uscivano viole, violini e violoncelli, degni della grande tradizione italiana. Lo strumento donato al museo nel 1990 da Giovanna Stuparich, è stato recentemente restaurato dalle abili mani di Antenore Schiavon, per rimediare agli acciacchi del periodo trascorso in trincea con il giovane patriota triestino.
Ma il vero coup de théatre, é stato scoprire che lo "Stuparich 1892" aveva un gemello. Di proprietà di Antonio Baici, biochimico e musicista triestino da anni residente a Zurigo, appartenuto al bisnonno Massimo Godina, e che dunque non poteva che chiamarsi "Godina 1900".
A raccontare l'affascinante retroscena e il percorso di vita dei due strumenti nel nono appuntamento dei Lunedì dello Schmidl, questo pomeriggio alle 17.30, la conversazione "Eugenio Weiss: il liutaio di Carlo Stuparich", con Antonio Baici e Antenore Schiavon.
«Per usare una metafora musicale, possiamo dire che il violino costruito da Weiss nel 1900, fa da cassa armonica per approfondire la conoscenza dello strumento appartenuto a Stuparich», spiega il liutaio Schiavon, autore del restauro della maggior parte degli strumenti dello Schmidl. Che siano stati costruiti ambedue da Weiss – considerato dalla Bibbia mondiale della liuteria "Universal Dictionary of violin and bow makers" (1904) di William Henley "produttore di violini ben costruiti" – lo provano le etichette all'interno con il nome e la data di produzione.
Ma la vera sorpresa, come racconteranno, è stata la scoperta che i due strumenti sono anche fratelli, per così dire, di "legno". Poiché, la scritta a matita sopra l'etichetta ha rivelato, che le tavole armoniche dei due violini sono state costruite usando la stessa partita di abete rosso. Che Eugenio Weiss si era procurato dalla demolizione dell'Imperial Regia Dogana verso la fine del 1890, per far posto alla costruzione dell'attuale Palazzo delle Poste.
Come ha potuto ricostruire Baici dalle testimonianze della sua famiglia: «Ti sa che Weiss ga fato sto violin coi travi dela vecia Intendenza de Finanza», raccontava nonno Antonio all'attuale proprietario del Godina 1900. Peraltro, anche lo Stuparich 1892 si circonda di mistero. Le "effe" sullo strumento, infatti, si presentano inspiegabilmente e rudimentalmente allargate. «Certo le condizioni al fronte non erano certo ottimali, ma non riuscivamo a capire chi e perché avesse fatto ciò – racconta Schiavon -. Ne abbiamo dedotto, che Stuparich dovendo riposizionare l'anima (asticella all'interno), si ingegnò con quanto a portata di mano, quindi un temperino o una forchetta». Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.
Patrizia Piccione