Arrivati in prossimità dell’Isola Calva, si capisce subito da dove nasce il suo nome. Il suo aspetto non mente: una piccola isola rocciosa (appena 4,53 km² per 230 metri d’altezza) plasmata nei secoli dalla bora che qui, nel canale della Morlacca, è la regina incontrastata, madre padrona che ha accompagnato da lontana memoria le travagliate vicissitudini che si sono alterante in questo specchio d’acqua del mare Adriatico. Un pugno di pietre bianche corrose dal sole e dalla salsedine dove la vegetazione appare a macchie. Trovare uno spicchio d’ombra è impresa ardua, come centrare un terno al lotto. L’isola è oggi tristemente famosa quale sede, nel secondo dopoguerra, di un penitenziario destinato a ospitare gli oppositori al regime di Tito in quella che fu la Jugoslavia. Tra questi centinaia di italiani, dei quali decine e decine hanno lasciato la propria vita in questo luogo, ed è proprio in memoria di queste e di tutte le altre vittime dell’epoca titina che si sono riuniti ieri i rappresentanti delle dodici ambasciate che hanno detto sì all’invito dell’associazione “Goli Otok” e ieri hanno fatto tappa sull’isola dando il loro sostegno affinché questa diventi un Centro memoriale. Presenti all’evento anche i massimi vertici dell’Unione Italiana e dell’UPT.
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