Chi l’avrebbe mai detto. Il presidente croato Ivo Josipovic viene accolto in Kosovo come una sorta di eroe nazionale. Il clamore della sua visita e la grande partecipazione popolare all’evento può considerarsi seconda solo a quella dell’allora segretario di Stato americano Hillary Clinton. Nel centro della capitale faceva bella mostra di sé un enorme manifesto con la foto di Josipovic e la scritta «Benvenuto presidente Josipovic».
Ma se gli Usa sono stati gli artefici dell’indipendenza del Kosovo, fin qui Zagabria aveva sempre mantenuto un atteggiamento “diplomatically correct”, certo a favore di Priština, ma senza strapparsi le vesti. L’annuncio ufficiale fatto dalla presidente del Kosovo Atifete Jahjaga poi ha del clamoroso se non rasentasse il ridicolo.
Orbene il capo di Stato kosovaro ha proclamato solennemente davanti all’ospite Josipovic che i croati nel Kosovo avranno lo status di minoranza e un seggio garantito al Parlamento di Priština. Ora se si vanno a riguardare i dati ufficiali del censimento del 2011, solo parzialmente attendibile perché boicottato dai serbi, si vede che la popolazione del Kosovo, meno di 2 milioni di abitanti, è costituita dal 92% dall’etnia albanese, per il 5,3% da serbi e per la restante parte da altre minoranze: gorani, bosgnacchi, turchi, macedoni, rom (comunità soprattutto localizzata nella capitale), ashkali ed ebrei. I bosgnacchi e i gorani, sono concentrati nella parte sud del Kosovo, nel distretto di Prizren (dove si trova anche parte della minoranza turca). Si tratta in entrambi i casi di slavi musulmani, convertiti all’islamismo durante l’occupazione ottomana ed in particolare all’inizio dell’Ottocento, dopo l’abolizione del patriarcato ortodosso di Pec (Peja).
Da alcuni studiosi serbi i Gorani sono considerati semplicemente dei serbi convertiti all’islamismo, mentre parte di loro stessi si assimila ai bošnjaci o ai macedoni (la loro parlata è una via di mezzo tra serbo, macedone e bulgaro). Le loro comunità si concentrano nell’estremo sud del distretto di Prizren e del Kosovo, la municipalità di Gora (Dragaš, Dragash).
E i croati? ricadono nel calderone delle “altre nazionalità” minore peraltro al 4% dell’intera popolazione. Al di là del “mistero” etnico Josipovic ha confermato la volontà politica e diplomatica della Croazia per concretizzare quanto prima una integrazione di tutti i Balcani occidentali nell’Unione europea. Dello stesso “imprinting” anche le dichiarazioni della “collega” kosovara Jahjaga che ha fatto il clamoroso annuncio del seggio garantito per la minoranza croata.
Colloqui Josipovic li ha avuti anche con il premier Hashim Tachi. Del resto, avranno pensato a Priština, il nemico (Croazia) del mio peggior nemico (Serbia) è il mio miglior amico.
Mauro Manzin
www.ilpiccolo.it 9 settembre 2013