È venuta a mancare lo scorso settembre l’archeologa Kristina Mihovilić: nata nel 1951 a Pola, dopo aver terminato il liceo presso la città natale, si iscrisse allo studio di archeologia presso l’Università di Lubiana. Si laureò nel 1976 e conseguì il dottorato nel 2001.Lavorò per quasi cinquant’anni al Museo archeologico dell’Istria, dove ricoprì per due volte la carica di direttrice. La professoressa Kristina Mihovilić si era così ben integrata a Pola da parlare persino il dialetto polesano e si era sempre resa prontamente e gratuitamente disponibile per accompagnare gruppi italiani in visita a Moncodogno, a Nesazio e alle altre località archeologiche istriane.
Come collaboratrice o responsabile, condusse un numero considerevole di ricerche su campo, tra cui quelle presso Moncodogno e Monsego, partecipando di conseguenza alla realizzazione dell’omonima mostra nel 2009 e della monumentale Monografia in quattro volumi. Nel maggio 2012 era venuta a Roma ad un convegno organizzato dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza, per illustrare appunto i risultati degli scavi di Moncodogno (Rovigno), condotti dal Museo Archeologico di Pola a partire dalla fine degli anni ’60.
Mentre importanti campagne di scavi erano state condotte fin dalla fine dell’Ottocento soprattutto per i siti dove sorgono i resti più cospicui, quali Pola e Nesazio, Brioni, Medolino, Parenzo e tanti altri, l’affascinante Civiltà dei Castellieri, già delineata dal Marchesetti, solo nel secondo dopoguerra ha ricevuto i finanziamenti necessari per procedere alle campagne. Moncodogno, il castelliere meglio conservato e anche il più panoramico, dopo la scoperta degli anni 50, è diventato ormai oggetto di studi condotti soprattutto da Università tedesche, per cui i recenti volumi sono usciti in croato e tedesco e inglese, con solo un riassunto finale in italiano. Moncodogno risale al 2000 a.C, forse iniziato da committenti arrivati da Micene avvalsisi di manodopera locale. Poteva contenere 1000 abitanti, i cui insediamenti era divisi per classi sociali, con una superba acropoli nella parte più elevata. Nella sola Istria i Castellieri sono più di duecento, affiancati da quelli in Dalmazia e nell’Adriatico occidentale. Purtroppo con il turismo di massa, e i relativi insediamenti e infrastrutture, si è giunti allo stravolgimento di queste meravigliose località, ormai diventate un divertimentificio.
Contemporaneamente, nelle pubblicazioni italiane di ambito culturale, da qualche tempo assistiamo alla scomparsa e all’oblio dell’italianità storica e culturale della parte orientale della X Regio, che invece, appunto come dimostrato sin dalla preistoria, ha sempre condiviso con la sponda occidentale dell’Adriatico scambi fitti e fruttiferi. Con la compianta ed apprezzata professoressa Kristina eravamo riusciti ad instaurare un rapporto di collaborazione amichevole e, per omaggiare la sua memoria, speriamo di poter continuare su questo cammino.
Eufemia Giuliana Budicin
Consigliere nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia